Mps, operazioni su Alexandria e Santorni Viola e Profumo, chiesti sei anni in appello

La procura generale chiede la conferma della condanna in primo grado: "Non potevano non sapere della falsa contabilizzazione" .

Mps, operazioni su Alexandria e Santorni  Viola e Profumo, chiesti sei anni in appello
Mps, operazioni su Alexandria e Santorni Viola e Profumo, chiesti sei anni in appello

Una richiesta di conferma della condanna a sei anni per l’ex presidente l’ex presidente e l’ex ad di Monte dei Paschi, Alessandro Profumo e Fabrizio Viola. È quella avanzata ieri in aula dal sostituto procuratore generale della Corte di Appello di Milano, Massimo Gaballo nella prima udienza del processo di secondo grado contro gli ex vertici della banca senese, condannati in primo grado per aggiotaggio e false comunicazioni per la contabilizzazione delle operazioni Santorini e Alexandria.

Secondo il sostituto procuratore generale ci sarebbero "una serie di elementi probatori che, unitariamente considerati, rendono del tutto inverosimile" che Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, non sapessero quale "gravissima situazione potenzialmente letale per la stessa sopravvivenza della banca" avrebbero dovuto risolvere con la loro nomina alla guida di Mps. Anzi, sarebbero stati continua il procuratore "pienamente consapevoli della falsa contabilizzazione" di Alexandria e Santorini, operazioni servite per coprire le perdite accumulate con l’acquisizione di Antonveneta.

Fra le richieste della procura generale anche quella di accogliere, ai fini civilistici, i ricorsi delle oltre 2000 parti offese costituitesi al processo. La proposta, arrivata in contemporanea con l’istanza avanzata da sei società del Gruppo Caltagirone di danni per un totale di 741 milioni di euro, prevede anche la conferma dei 2,5 milioni di euro di multa sia per Viola sia per Profumo, e della sanzione pecuniaria di 800 mila euro per Mps.

Viola e Profumo sono imputati con l’ex presidente del collegio sindacale Paolo Salvadori - nei cui confronti è stata chiesta la nullità della pena di 3 anni e mezzo inflitta e la trasmissione degli atti per competenza a Siena. Falso in bilancio e aggiotaggio, secondo la procura, sarebbero stati commessi durante gli anni 2012, 2013 e 2014 e nella prima semestrale del 2015, con la presunta "erronea" contabilizzazione nei conti della banca senese di Alexandria e Santorini (sottoscritti con Deutsche Bank e Nomura dalla precedente gestione, quando presidente dell’istituto era Giuseppe Mussari) come operazioni di pronti contro termine sui titoli di stato, e quindi a saldi aperti, e non come derivati, e quindi a saldi chiusi.

Il rappresentante dell’accusa ha definito la sentenza del tribunale di primo grado "esemplare per lucidità e completezza argomentativa" mentre quella della Corte d’Appello che ha assolto, nel filone principale dell’indagine il precedente management di Monte dei Paschi "grottesca".

Inoltre ha definito la "prudenza" delle autorità di controllo nel valutare la contabilizzazione, riferendosi a Consob e Bankitalia "una colpevole connivenza" e ha sostenuto che "le comunicazioni" al mercato avrebbero riportato i "dati dei bilanci falsi in conseguenza della falsa contabilizzazione". Si tratta al momento delle richieste della procura che dovranno essere vagliate dalla Corte d’Appello. Nel processo di secondo grado gemello, i precedenti vertici Mussari e Vigni erano stati assolti con formula piena.