
L'incidente mortale sull'Aurelia
Siena, 27 dicembre 2018 - Ha percorso decine di metri fuori controllo, poi l’impatto. Contro l’unico albero che c’era in quel punto, non lontano dal bivio per Cupi, sull’Aurelia. Strada maledetta. Piena di croci che raccontano vite spezzate. Come quella di Patrizia Paffetti, 58 anni compiuti il 10 novembre scorso, biologa grossetana ma ormai da una vita a Siena.
Sorella dell’ex sindaco di Orbetello, Monica, la donna lavorava alle Scotte. Si stava recando proprio dai parenti nella cittadina lagunare, intorno alle 15,30 della vigilia di Natale, per trascorrere le feste con loro. In un attimo, invece, è stato il dramma. L’incidente. La Mercedes al volante della quale c’era il marito Gianvito Giannì – 59 anni, primario facente funzioni di Medicina all’ospedale di Campostaggia, a Poggibonsi – che finisce contro l’albero, su un fianco.
Accanto a lui la moglie, nel sedile posteriore la figlia della coppia, 21 anni, Margherita, che studia all’Università di Siena per diventare dottore. Per Patrizia Paffetti non c’è niente da fare, inutili i soccorsi. Il marito, che ha riportato alcune fratture, viene trasportato all’ospedale di Grosseto mentre Pegaso vola alle Scotte con Margherita.
E’ gravissima. I medici sono costretti ad intervire per salvarle la vita. Babbo Gianvito, fortemente provato, chiede ed ottiene subito di essere trasferito in un reparto del policlinico senese per stare vicino alla figlia, che si trova in Rianimazione. La prognosi è riservata. Quanto all’incidente, a chiarire la dinamica sarà adesso la Stradale di Grosseto.
«Una famiglia perfetta. C’era una grande complicità fra loro. Patrizia era una persona splendida. Ricordo come riuscì ad entrare in contatto con una paziente con sindrome di Down. Fu splendida. Nessuna retorica nelle mie parole», racconta Carla Fioravanti, tecnico di laboratorio, una delle colleghe più strette della Paffetti, che era biologo dirigente, appunto, del laboratorio di Endocrinologia. A lungo in Pediatria, quando lì il polo delle analisi venne chiuso approdò appunto nell’Unità operativa complessa di cui ora è direttore facente funzioni Maria Grazia Castagna.
«Alcuni anni che era con noi però sembrava una vita. Non c’era soltanto un rapporto professionale ma di amicizia. Siamo una piccola, grande famiglia. Un dolore immenso rientrare a lavoro e non trovarla. Non so immaginarlo. Patrizia era una fucina di idee e di proposte. Solare e aperta, soprattutto una capacità non comune di entrare in contatto con gli altri. La disponibilità fatta persona: sempre pronta ad aiutare chi aveva bisogno», racconta con un pizzico di emozione la direttrice Castagna. Paffetti era legatissima, come detto, alla famiglia con cui abitava a Siena nella zona dell’Osservanza. Amava il marito e la figlia che definiva la ‘luce dei suoi occhi’. Così orgogliosa che voleva seguire le orme dei genitori, diventando medico.