
Sono quelle notizie che sai che prima o poi arriveranno ma che quando diventano realtà ti colgono impreparato. A Montepulciano chiude il ristorante ’Cittino’, nel cuore del centro storico poliziano. E d’un tratto tutti si sentono più vecchi. La signora Marcella, cuoca imbattibile e donna tuttofare, ha detto basta. Perché arriva sempre un momento in cui si stacca la spina dopo anni e anni di onorata carriera. Così come può affiorare la stanchezza nel fare i conti con una burocrazia sempre più "sofisticata".
Il ’Cittino’ era uno degli ultimi antichi baluardi del centro storico poliziano che negli ultimi anni è cambiato molto. Lo ha trasformato il turismo che da queste parti è esploso facendo del bene all’economia cittadina ma che inevitabilmente ha cambiato la geografia delle attività. I negozi "di tutti i giorni" scarseggiano, molti poliziani ormai da anni preferiscono vivere fuori dalle mura. Il ’Cittino’ però ha sempre resistito: d’altronde con quelle porzioni abbondanti e quei sapori poliziani genuini era un richiamo irresistibile per i buongustai. Pici squisiti, carne ottima, vino buono, prodotti locali e le buone maniere di Marcella, sempre gentile e con la parola giusta per i suoi clienti.
Al’Cittino’, il cui look è rimasto immutabile, si sono messi a sedere artisti e studenti, i contradiaoli ci hanno passato serate memorabili, tante persone lo scelsero per il pranzo di nozze. Franco Romani, direttore artistico del Bruscello e memoria storica di Montepulciano, ha scritto un post su Facebook mostrando il momento dello smontaggio dell’insegna. Le reazioni non si sono fatte attendere, tutti avevano un ricordo, dai più giovani a chi ha qualche primavera in più. Un pezzo di storia si è chiuso e adesso non rimane che un pizzico di nostalgia e tanti racconti di pranzi e cene.
"Andavamo tutti lì – dice Romani – prima c’era Enzo e Pierina, dopo è arrivata la Marcella. Parliamo di uno dei primi ristoranti di Montepulciano, una gestione familiare di successo dove si è sempre mangiato molto bene e speso poco. Dove c’era il ristorante io ci sono nato, poi sono andato via e fu aperta una falegnameria. Nei primi anni ‘60 Enzo aprì il ristorante, per la sua statura era soprannominato ’Cittino’, da qui il nome del locale. I poliziani ci portavano la gente che arrivava da fuori, nei primi anni del Cantiere Internazionale d’Arte quando la mensa non c’era, ci mangiava tanta gente. E ancora oggi, anche dopo tanto tempo, in molti ricordano un pranzo o un bel momento passato lì".
Luca Stefanucci