
Il prefetto Matilde Pirrera interviene sul tema pakistani e sul dossier immigrazione
"Sinceramente, non ho ben compreso l’appello del rettore Montanari, la sua richiesta d’aiuto mi ha meravigliato. Non so cosa sia accaduto. Tempo fa non mi piacque l’interpretazione di chi accusava la prefettura di non aver fatto nulla per l’apertura del centro a Montalbuccio. La prefettura non si occupa di tutti i senzatetto, pakistani o italiani. Ci occupiamo dei richiedenti asilo, di chi arriva in un porto o alla frontiera e deve essere accolto per la convenzione di Dublino. Il ministero redistribuisce i richiedenti asilo in base a quote per provincia, noi pensiamo ad accogliere i migranti".
Sembra una premessa scontata, quella del prefetto Matilde Pirrera. Ma se avete la pazienza di continuare a leggere, capirete che la questione pakistani, e più generalmente il dossier immigrazione, ha una peculiarità tutta senese. Qui che acquista sfumature nuove, l’accoglienza viene declinata in una versione più alta. Anche per cifre.
"Se dessimo solo i numeri - è la frase da evidenziare del prefetto Pirrera - si potrebbe dire che per noi i richiedenti asilo sono numeri. Non è così. Ogni persona che chiede accoglienza viene affrontata in base alle esigenze. Non c’è nessuna donna o minore non accompagnato tra gli ospiti della Caritas. Diamo un posto nei 60 Cas a tutti i vulnerabili. Per dettagli tecnici, la gara per gestire il Cas di Montalbuccio ci sarà a fine settembre. Ma lì ci saranno 24 posti. Solo a luglio abbiamo accolto 45 pakistani. Quanti Montalbuccio dovremmo aprire per accoglierli?"
Dall’inizio dell’anno la provincia ha accolto oltre 400 migranti, metà dagli sbarchi e altri 200 ’territoriali’, in larghissima maggioranza pakistani. "Il problema di Siena sta qui - fa notare il prefetto -. Avevamo chiesto al ministero di non assegnarci quote di migranti dagli sbarchi, perché avevamo già i territoriali. Da luglio il Viminale ci ha consentito di inserire anche loro nel computo, è un segnale di apertura per un censimento unico. Oggi abbiamo oltre 1.100 migranti accolti nei Cas, compresi 82 ucraini e 12 minori non accompagnati. La metà sono ’territoriali’. Ecco perché Siena ha mille migranti, mentre Grosseto e Arezzo ne hanno 500. Il problema dei territoriali è di Siena e Firenze. Passano la frontiera, attraversano mezza Italia e si fermano alle questure di Siena e Firenze. Nel capoluogo di regione siamo a quota 1.900, da noi 1.100. Non c’è giusta proporzione".
La prima contromossa è convincere i territoriali, molti dei quali ’migranti economici’, di entrare tramite i flussi, in modo da avere il permesso di soggiorno. La seconda è aumentare il numero dei Comuni che accolgono. Oggi i Cas sono in 15 Comuni sui 35 della provincia. "Non sta ai Comuni aprire i Centri - precisa il prefetto - ma ci attendiamo una disponibilità maggiore per il bando che scadrà il 15 agosto. I nostri migranti non danno problemi di ordine pubblico, né si lamentano dell’accoglienza".
E così si ritorna all’appello di Montanari. "La Caritas ha una quarantina di posti al dormitorio, più una cinquantina di pakistani che dormono nel garage - rivela il prefetto Pirrera -. A giugno eravamo scesi a 40, ne avevamo accolti 45. Sono tornati a quota 90, ogni volta che troviamo accoglienza per un gruppo, ne arriva un altro. Con il cardinale Lojudice e con le altre istituzioni al tavolo abbiamo convenuto che bisogna trovare la soluzione agli ingressi, cercare di calmierarli. Sui pakistani all’Università per Stranieri, non so come possiamo aiutare il rettore. Ne abbiamo accolti dieci ad agosto tra coloro che dormono alla Caritas. Ma il loro numero non è sceso, non si ferma. Evidentemente Siena è attrattiva per il suo livello di accoglienza.
Più di invitare i migranti a rispettare studenti e personale universitario, installare qualche bagno chimico per la loro igiene, cosa potremmo fare?".