Mario Castelnuovo, poeta raffinato La toscanità senza dito sulla bocca

Una foto una storia Le cartoline dolci e feroci su queste terre del cantautore metà romano e metà senese

Mario Castelnuovo, poeta raffinato  La toscanità senza dito sulla bocca

Mario Castelnuovo, poeta raffinato La toscanità senza dito sulla bocca

"Paese senza dito sulla bocca, qui del resto è già Toscana, non dimenticarlo mai, scorbutico e un po’ avaro come tanti, solitudine, emigranti, le più truci malattie: se passa un treno acchiappalo, Dio t’accompagnerà!". Tutta la "toscanità" di Mario Castelnuovo, qui ritratto in un concerto dei primi 2000 da Augusto Mattioli, sta in questa nostalgica e feroce canzone dal titolo ’160 chilometri da Roma’, dal suo primo album per la mitica IT di Micocci, molto più di "Piazza del Campo" o dell’ottocentesca "Fiore di mezzanotte", cartoline raffinate ma che non arrivano all’osso come per questo quadro macchiaiolo del cantautore romano e un po’ senese da parte di madre. Il suo legame con le nostre terre è profondo, vero, scevro da inutili nostalgie, da immagini di maniera, ricco di spunti letterari veristi.

Resta sempre alla nostra memoria il tour con il poeta Marco Brogi, una sorta di altissimo ping pong fra musica e letteratura, quella che lascia i segni sulla pelle. Castelnuovo è nell’ultima ondata di cantautori di via Tiburtina, con abili cesellatori come Minghi, Kuzminac e soprattutto veri poeti come Gaio Chiocchio, (ascoltatevi Cuore di pace lezione della metafora) quest’ultimo scomparso troppo presto per essere celebrato a dovere come uno dei più grandi artisti di fine secolo.

Le terre di Siena appaiono spesso nella poetica ordinata di Castelnuovo, che ha avuto il coraggio di restare sempre se stesso. Dopo il successo sanremese di "Nina"si fa splendidamente scarno, ermetico, tornando ad essere se stesso proprio con l’album "E’ Piazza del Campo", come dire: "se mi amate, seguitemi, altrimenti ognuno per la sua strada!". E magari con compagni di viaggio come Fabio Pianigiani, altro senese prestato al mondo. Le "vendemmie tanto incerte" dell’inizio si sono trasformate in splendidi orizzonti, fino ad oggi, che incendiano il mondo dei ricordi con "Guardalalunanina". E c’è sempre Roma, ma c’è sempre quell’itinerario che lo porta a scavalcare "il confine del Papa" per arrivare da noi, sempre con assoluta modestia, senza gesti eclatanti, senza voler colpire il pubblico con inutili colpi di teatro. E’ un mondo circolare che abbiamo finito per fare nostro, a cominciare proprio da quei chilometri fra Roma e Siena della sua Celle sul Rigo, ed ieri come oggi: "qui i Don Camilli, come mirtilli, ricicciano fra cani e carità, ricicciano fra abbacchi e santità: se passa un treno acchiappalo!". Sono attratto da anni dall’estrema raffinatezza e dalla semplicità, che in Castelnuovo coincidono.

Massimo Biliorsi