Marchio, operazione non anomala: "Per l’Ac Siena è stata vantaggiosa"

Depositate le motivazioni della sentenza di assoluzione per Mussari e Mezzaroma, il fatto non sussiste. Sull’insolvenza hanno pesato la penalizzazione di 6 punti per il calcio scommesse e la retrocessione.

Marchio, operazione non anomala: "Per l’Ac Siena è stata vantaggiosa"

Marchio, operazione non anomala: "Per l’Ac Siena è stata vantaggiosa"

di Laura Valdesi

SIENA

L’operazione di cessione del marchio dell’Ac Siena alla ’Black & white communication’ per 22 milioni "non presenta alcuna effettiva anomalia suscettibile di assumere rilievo nell’odierna delibazione", si legge nelle motivazioni della sentenza del processo fresche di deposito da parte del collegio presieduto da Roberto Carrelli Palombi. Il verdetto sulla vicenda era arrivato il 26 febbraio scorso con l’assoluzione perché ’il fatto non sussiste’ dell’allora patron dell’Ac Siena Massimo Mezzaroma, dell’ex presidente di Rocca Salimbeni Giuseppe Mussari, dell’ex direttore Corporate di Bmps Antonio Marino e di due quadri in servizio al Monte, Alessandro Malfatti e Gianfranco Mariangeli. Nelle 140 pagine di motivazioni – che arrivano dopo ben 34 udienze – si ribadisce che "quanto all’abusività o meno della ’cessione del ramo d’azienda marketing, merchandising e sponsorizzazione’ è appena il caso di osservare che, come correttamente evidenziato dai difensori delle persone imputate, operazioni assimilabili, più o meno direttamente, a quella di cui all’odierno procedimento rappresentino ormai ’una prassi assolutamente ricorrente e diffusa delle società di calcio’, assurte ormai a ’tipicità sociale’". Si declinano, poi, una serie di operazioni assimilabili attingendo alla relazione del con sulente tecnico di parte, professor Giovanni Fiori, fatta nell’interesse di Marino, Malfatti e Mariangeli. Si citano, per esempio, "l’Ac Milan che ha concluso un trasferimento parziale del proprio marchio alla controllata Milan Entertainment nel 2005 per 183 milioni" ma anche le operazioni della Lazio nel 2006, della Roma nel 2007, della Fiorentina Calcio "che a dicembre 2010 ha conferito – si legge ancora nella sentenza – alla società controllata Fiorenze Viola srl, già detentrice del marchio, un ramo di azienda comprendente diritti di sfruttamento del marchio per un valore di circa 15 milioni". I giudici osservano inoltre che si tratta di operazioni "volte ad assicurare una ’razionalizzazione delle attività d’impresa’ sposando poi un passaggio di quanto asserito dalla difesa Mussari (assistito da Fabio e Giulio Pisillo) secondo cui "la cessione del ramo d’azienda è stata effettuata (non già per ripianare debiti, bensì) in un’ottica di rilancio della società, o meglio ’in un’ottica di investimento sulla squadra attraverso l’acquisto di giocatori e la conferma nella rosa di calciatori di qualità che consentissero la permanenza in A". Di più: dal processo è emerso che nel momento "della formalizzazione dell’operazione... il 29 dicembre 2011, l’Ac Siena non si trovava in alcuna situazione di dissesto, né di crisi, atteso che la situazione di ’tensione finanziaria’ doveva ritenersi ripianata per effetto di specifici interventi ad opera del socio". Nessun dubbio da parte del collegio circa l’assenza di un nesso giuridicamente rilevante tra la cessione del ramo d’azienda e l’insolvenza dell’Ac Siena"dovuta, piuttosto, a plurimi, (tra loro sostanzialmente concomitanti), fattori sopravvenuti (rispetto all’operazione marchio)". Si cita la penalizzazione di 6 punti per lo scandalo del calcio scommesse che costituisce un evento "impensabile al momento dell’operazione" unitamente alla retrocessione in serie B all’esito del campionato 2012-2013 "con quanto ne segue circa l’avvenuta contrazione dei proventi dei diritti televisivi di circa 20 milioni di euro, oltre che dei ricavi dei biglietti delle partite disputate in casa, stimati in circa 2,4 milioni". Come noto mancò poi il rinnovo del contratto di sponsorizzazione, collaborazione e merchanding del Monte dei Paschi che il tribunale considera "esercizio di autonomia privata da parte di Bmps".

"Il collegio ha depositato la sentenza assolutoria sulla vicenda della cessione del marchio, siamo molto soddisfatti perché è estesa, motivata benissimo e ha affrontato tutti gli aspetti della vicenda recependo le tesi della difesa. In particolare, volendo sintetizzare, ha ritenuto che l’operazione del marchio non fosse anomala ma assolutamente ordinaria e vantaggiosa per l’Ac Siena. Ha ritenuto anche che in quel momento non vi fosse né dissesto, né crisi della società che era stata ricapitalizzata in quel momento dal socio Mezzaroma. Infine ha accertato e riconosciuto – osservano gli avvocati Fabio e Giulio Pisillo – che le cause del fallimento furono ben altre, successive ed in particolare la penalizzazione per la vicenda del calcio scommese che portò alla serie B con conseguenze economiche negative per la squadra e il venire meno della sponsorizzazione da parte del Monte dei Paschi".