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Mandarini, il notaio delle vittorie Nel Leocorno le sue lezioni di stile

Con Barabba montato dal Pesse nel luglio ’93 conquista il primo successo da Capitano di Pantaneto. Un Palio drammatico con polemiche feroci. Lui si ripeterà nel ’95 e nel 2000, farà anche il barberesco .

In un Palio denso di inaspettati colpi di scena, vince la calma e la coerenza del Capitano del Leocorno Alfredo Mandarini. Non può essere che lui il personaggio, la chiave di lettura di questa carriera. Lo fa con un cavallo esordiente, Barabba, che poi sarà l’unico a cui parteciperà e con, bilanciando quindi nelle strategie, un fantino di grande esperienza, Giuseppe Pes detto Il Pesse, al suo quinto successo sul Campo. Del resto il cammino di questo Capitano è segnato da significativi successi: intanto come tenente si porta a casa la vittoria del 3 luglio 1983, il Capitano era Graziano Bari. Per la verità era già stato mangino nell’anno 1978.

Poi arrivano gli anni in cui prende la massima carica paliesca. Prende il posto di Luigi Gorello per il 3 luglio 1991 e due anni dopo eccolo arrivare al successo. Si ripete il 16 agosto 1995, rimanendo in carica fino alla terza vittoria, quella del 16 agosto 2000, con Luca Minisini detto Dé, vedendoci molto bene in fatto di fantini che potevano spostare l’ago della bilancia, che al tempo puntava su Luigi Bruschelli. Sarà di nuovo tenente, mostrando di essere sempre pronto quando il Leocorno chiama, per il biennio 2004-2005.

Ma torniamo alla vittoria del 1993: il destino mette due rivali fra i possibili vincitori. Oltre al Leocorno, di cui si parla un gran bene di Barabba anche se è t da verificare, c’è la Civetta con Oriolo de Zamaglia e Bazzino. Oltre alla Chiocciola con Galleggiante e Cianchino e alla Tartuca con Figaro e Il Bufera. Le cadute saranno micidiali e porteranno il Palio nel cuore delle polemiche. Ma intanto il Leocorno, dopo un drammatico primo San Martino, prende la testa e il Pesse va a vincere con somma gioia di un popolo, quello di Pantaneto. Per questa carriera, che sarà corsa in nove per l’infortunio del cavallo della Giraffa, si consacra una nuova generazione di lecaioli che passeranno molto tempo degli anni novanta a sollazzarsi di trionfali successi. Alfredo Mandarini si permetterà in seguito anche il ruolo di barberesco (non certo ufficiale…) e di andare a prendere anche un altro cavallo vittorioso per Pantaneto. Tanto per non smentirsi.

Se è vero che il vincitore è un sognatore che non hai mai rinunciato al suo sogno, Alfredo Mandarini, ci insegna che quel particolare stile, lo rende piacevole a tutti, compresi gli avversari, che digeriscono meglio certi suoi inequivocabili successi, è una sorta di apprezzato modus vivendi. Anche perché, in talune occasioni, ha mostrato di saper perdere. E poi ha ricordato a tutti di aver sempre davanti l’orologio del tempo e della lungimiranza, facendosi da parte al momento giusto. Senza mai strafare. Cosa che non è quasi mai di questo mondo, tanto meno nel Palio. Le sue tre vittorie lo mettono accanto ad altre figure mitiche del Palio: Mario Cioni del Nicchio, Alfredo Pianigiani del Valdimontone, Mario Bruttini e Piero Iannone della Chiocciola, Mario Toti del Drago e Jacopo Rugani della Tartuca.

Massimo Biliorsi