Machete nascosto, picchia il padre: "Incapace di intendere e volere"

Il giudice l’ha assolto dall’accusa di maltrattamenti e lesioni. Resterà sei mesi in una struttura per le cure

Machete nascosto, picchia il padre: "Incapace di intendere e volere"

Machete nascosto, picchia il padre: "Incapace di intendere e volere"

di Laura Valdesi

SIENA

Dietro le mura domestiche si nascondeva tanto dolore. Incomprensioni. La grande difficoltà di riuscire a ’dialogare’ con quel figlio che viveva per certi versi in un modo tutto suo. Tanto che i genitori erano stati costretti ad assecondarlo nel momento in cui aveva chiesto loro di mettere telecamere di sorveglianza all’interno dell’abitazione. Doveva difendersi, diceva. Temeva di essere aggredito.

Una situazione difficile da gestire, oltre che dolorosa. Una tensione continua. Finché non era degenerata nell’aggressione al padre, preso a botte. Picchiato fino a causargli lesioni e lividi. Era finito sotto processo per maltrattamento e lesioni nei confronti del genitore quel ragazzo che dava loro così tanti pensieri e che comunque amavano. Era loro figlio, ma il 5 febbraio 2023 aveva superato il limite mettendo il padre nel mirino. Sosteneva che gli aveva fatto sparire un’accetta ed un machete. Non poteva permettersi. Di getto si era scagliato contro l’uomo, colpendolo con pugni al torace e al volto. Gli aveva fatto male, i segni parlavano chiaro. I lividi altrettanto. Così era scattata la denuncia aprendo una sorta di vaso di pandora di dolore e disperazione per la coppia. Perché quell’episodio era soltanto la punta dell’iceberg di momenti di rabbia frequenti. Di ’esplosioni che lo portavano a lanciare gli oggetti contro i genitori e a distruggere anche i mobili di casa.

Il giovane dopo l’ultimo eccesso è stato ricoverato in una struttura residenziale terapeutica della nostra provincia per essere curato ed aiutato. Intanto si è aperto il processo con il giudice che ha incaricato un consulente di stabilire la pericolosità sociale. Il giovane, difeso dall’avvocato Nicola Giuliani, è stato assolto perché il fatto non costituisce reato in quanto al momento del fatto non aveva capacità di intendere e volere. Il giudice ha applicato però le misure di sicurezza per sei mesi con il ricovero per le cure in una struttura nel sud della provincia.