
di Laura Valdesi
SIENA
"Il colore della legalità è quello delle nostre Contrade", dice Giulia Brandani della Lupa. "La legalità si vive anche secondo leggi non scritte ma tramandate, vissute sul campo, nel territorio e nella comunità. Coi colori in petto e stemma nel cuore. Dove da cittini s’impara il rispetto e da ragazzi si capisce il valore della solidarietà. Dove da adulti si coltiva il legame indissolubile con le tradizioni", aveva osservato poco prima Cesare Mazzini della Torre. Voce dei giovani contradaioli delle 17 Consorelle che hanno appeso poi le coccarde con i rispettivi colori all’albero della felicità. Un ulivo, "pianta dalle radici forti", ricorda il presidente della Provincia Silvio Franceschelli, che da ieri vive nel giardino della Lizza davanti a palazzo di giustizia. E che ricorda il sacrificio dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Tanto cuore negli interventi delle autorità, tutte presenti, dal presidente dell’Ordine degli avvocati Lucia Secchi Tarugi a Fabio Maria Gliozzi, ora alla procura generale a Firenze. A sottolineare "la splendida diversità di Siena (le Contrade, ndr) che garantisce la pace sociale", pensa il sindaco Luigi De Mossi lodando la collaborazione dei priori con la città e aggiungendo "che la legalità non si declina solo nei tribunali ma ogni giorno nel nostro modo di vivere". Ma c’è anche un messaggio forte che De Mossi lancia alle autorità e ai vertici della giustizia locale: "A volte se guardo i fascicoli capita di vedere qualche errore, nessuno è infallibile. Ma non ho mai ravvisato un disegno, riconoscendo piuttosto sempre l’onestà intellettuale dell’agire". Raccoglie l’assist dei giovani contradaioli il procuratore generale di Perugia Sergio Sottani: l’hanno colpito tre concetti, conflitto, solidarietà e memoria. Sì all’essere uniti nel rispetto delle regole, a cercare di vincere nel recinto di queste ultime, l’importanza della solidarietà che si esplica nel fare lavoro di squadra, infine il valore della memoria. Che sta anche in quell’ulivo, rileva il presidente del tribunale Roberto Carrelli Palombi, "che ricorda la delicatezza del compito che svolgiamo".
Ha ragione il procuratore Salvatore Vitello quando dice che aver piantato l’albero di Falcone e Borsellino (scoperta anche una targa) entrerà nella storia della terra di Siena. Si rivolge soprattutto ai ragazzi presenti, quelli delle Contrade ma anche gli studenti del Liceo Piccolomini, ai quali ricorda "che l’unica cura contro la mafia è impegnarsi per la comunità. Mafia che è oppressione, ti toglie l’aria".
"Le società hanno bisogno di fraternità – osserva Andrea Bigalli, rappresentante regionale di ’LIbera’ –, l’esperienza delle Contrade ha insegnato che una società vera si persegue con la fratellanza dove nessuno resta indietro". Parole musica per le orecchie del cardinale Augusto Paolo Lojudice che, benedetta la targa commemorativa, invita a far sì "che la cerimonia non resti tale ma si vada oltre. Non siamo terra di mafia ma – osserva - nella società attuale il rischio sono menefreghismo, indifferenza, pensare solo a sè. Voi giovani dovete esigere da noi adulti di essere coerenti sotto ogni aspetto". Al prefetto Maria Forte, che ha voluto l’evento, il compito di ribadire ai giovani "che serve la legalità a maggior ragione in questo momento di ripartenza". E che si persegue "con il gioco di squadra con la società civile, una sinergia reale che ho potuto riscontrare in questa terra".