
L’inverno senese ha il suo volto. Arriva con il venditore di castagne
Eccolo arrivato l’inverno: le mani nascoste nelle tasche, la fretta del passo, la notte che cola dal fondo del cielo già nel primo pomeriggio. Ha la faccia del venditore di castagne, perché oggi non è più tempo d’autunno, come ci insegna questa significativa immagine di Augusto Mattioli.
Ricordate le prime castagne in ottobre? E fuori cominciava a piovere. E la pioggia sembrava proprio una persona cara che piangeva sui nostri vetri. Adesso non ci sono più sfumature e siamo già nella stagione dei ripensamenti, dell’inverno, quando si da noi si comprende meglio cosa vuol significare Contrada: il numero di chi frequenta diminuisce, non c’è il ritmo e la passione dell’estate e allora c’è tempo e modo di scoprire quelle stanze, quei locali che sono familiari a chi soltanto li frequenta per dodici mesi all’anno.
Sono fatti a misura del senese, che è un’unità strana, che ti dice compiaciuto: "s’è fatto per i figlioli…" e intende i figli di tutti, quelli che, a loro volta, prenderanno un giorno la decisione di restaurare una chiesa, arricchire un museo o abbellire un giardino. C’è un po’ di sana ingenuità nel pensare che la Contrada sia per sempre o che i figli sposino questa dottrina. Succede poi che vanno in giro per il mondo e fingono di dimenticarsi delle loro origini. Ma fingono male e qui lasciano il loro cuore. Ogni volta che un senese torna non guarda alla stagione. Quando in viaggio vede alzarsi davanti il davanzale del Chianti, sente di essere già a casa. Il cielo riflette la terra e non importa se fa buio presto: sono già accese le luci delle stanze più segrete dove c’è sempre qualcuno che pensa al Palio, mentre altri sono indaffarati ai fornelli.
Nella stagione invernale i senesi credono di restare un po’ soli, ma questo è un errore antico che ancora fanno, perché oggi l’attenzione sul loro mondo è in ogni angolo del tempo. La città si fa più silenziosa e nobile, si comprende meglio che qui si tiene più alla memoria che alla ricchezza. Questa è la Siena d’inverno, con il fumo che si alza dai migliori panorami, dove la notte è profonda, ricca di misteri, di fantasmi e lupi mannari, di streghe, di storie senza tempo. Ben altro che il pur sempre affascinante mazzo di fiori: imparate a parlare d’amore in altro modo. Allora ditelo con le castagne. Altra classe, altra categoria di innamorato.
Massimo Biliorsi