
di Pino Di Blasio
Qualche ex consigliere d’amministrazione del Monte dei Paschi, nel periodo 2006-2009, ha ricevuto quella lettera di messa in mora, qualche altro giura di non averla avuta. L’essenziale è che un atto poco più che formale della politica di riduzione dei rischi legali attuata da Rocca Salimbeni è diventato inopinatamente un tassello di una presunta resa dei conti con il passato. Rivelata da La Stampa ieri, la lettera firmata da Riccardo Quagliana, general counsel del Monte, quello che in tempi di italiano nelle banche era il capo dell’ufficio legale, serve soprattutto per interrompere la prescrizione di eventuali, ma alquanto remote, azioni di responsabilità nei confronti degli ex consiglieri del Monte. Ed è anche un’ultima coda, con una punta di veleno, della sostituzione dell’ad Guido Bastianini, decisa all’unanimità dal cda presieduto da Patrizia Grieco.
Non è un mistero che Bastianini, anche sollecitato dal finanziere Giuseppe Bivona, abbia tentato di far votare azioni di responsabilità dai consiglieri nei confronti degli ex vertici per gli affari sballati del passato, a cominciare dalla sciagurata acquisizione di Antonveneta. Ma l’azionista di maggioranza, il Tesoro, ha sempre espresso parere contrario. Da qui l’azione depotenziata della lettera di messa in mora, diffusa ora per testimoniare la volontà e le strategie dell’ex ad frustrata dal ministero dell’economia.
Banca Monte dei Paschi chiede all’ex presidente Giuseppe Mussari e agli ex consiglieri Francesco Caltagirone, Ernesto Rabizzi, Fabio Borghi, Turiddo Campaini, Lucia Coccheri, Andrea Pisaneschi, Pier Luigi Stefanini e ai sindaci revisori Tommaso Di Tanno e Leonardo Pizzichi
(i consiglieri Gorgoni e Querci e il sindaco revisore Fabretti sono scomparsi nel frattempo) un risarcimento di "almeno 1 miliardo e 300 milioni di euro, più gli interessi e la rivalutazione" per le perdite relative all’operazione Antonveneta. Sono diverse le contestazioni mosse agli amministratori di quell’epoca: dalla mancata valutazione degli impatti finanziari del prezzo d’acquisto alla mancanza di due diligence, dall’esame sommario dei documenti all’assenza di azioni cautelative rispetto alle criticità emerse dopo l’acquisto. La lettera si chiude con la richiesta di un incontro agli ex consiglieri per un accordo stragiudiziale rispetto alle richieste di danni.
La somma di 1,3 miliardi non ha fondamenti giudiziari, e anche le contestazioni sulla mancata valutazione degli impatti finanziari, di fronte a un disco verde sull’acquisto da parte di Banca d’Italia, potrebbero essere ribaltate dagli ex consiglieri. Non è un caso che Francesco Caltagirone, dopo la condanna di primo grado del processo a Milano sui derivati, ha chiesto danni per 500 milioni di euro al Monte dei Paschi, a causa della perdita per gli investimenti azionari effettuati sulla banca.
In conclusione, non è una resa dei conti, ma un altro passaggio della telenovela su Rocca Salimbeni. Fa sorridere anche l’invito a una composizione stragiudiziale della richiesta di risarcimento, considerando la posizione attuale di diversi ex consiglieri del Monte. La lettera, però, potrebbe rappresentare un altro tassello della ricerca di un accordo tra Banca Mps e Guido Bastianini, ex ad e oggi consigliere d’amministrazione. Nel frattempo il nuovo amministratore delegato Luigi Lovaglio, che ha scelto come ufficio quello occupato da Marco Morelli, più vicino alla presidenza rispetto a quello di Bastianini, è alle prese con il piano di ristrutturazione. E Bloomberg ieri ha paventato la necessità per il Monte di un aumento di capitale di 3,5 miliardi di euro, un miliardo in più rispetto alle stime di dicembre. Che servirebbe per ridurre i costi in maniera più pressante, con particolare riferimento agli esodi incentivati e ai prepensionamenti dei dipendenti. Tutto questo mentre il risiko bancario si è riacceso: Bper è vicina all’acquisizione di Carige e poi farà rotta verso la Popolare di Sondrio.