ORLANDO PACCHIANI
Cronaca

Le strategie e gli scenari. Ricerca e nuovi farmaci, i progetti già in campo

Rappuoli: "Ecco gli obiettivi". Montorsi: "Importanti rapporti con l’Università". Polifrone: "Pagato lo scotto iniziale, ma ora possiamo guardare avanti". .

Nella foto d’archivio, ricercatori al lavoro in laboratorio

Nella foto d’archivio, ricercatori al lavoro in laboratorio

"Fra tre anni avremo una casa, 150 dipendenti, dei prodotti nella fase clinica, un ruolo nella leadership globale del settore con l’Europa e magari anche il primo farmaco". Rino Rappuoli, rispondendo a una domanda alla fine della presentazione, prefigura il futuro del Biotecnopolo. Per la prima volta, dopo la lunga fase di gestazione, i vertici della Fondazione presentano primi risultati e progetti alla città: il presidente Marco Montorsi, il direttore generale Gianluca Polifrone e il direttore scientifico Rino Rappuoli tracciano la rotta del nuovo attore sullo scenario internazionale, partendo dai 33 milioni di euro intercettati con la collaborazione di istituti di valore assoluto di Francia, Germania, Belgio, un progetto che nei giorni scorsi è stato ripercorso all’Università degli studi.

Per il presidente Montorsi, "è importante avere, in questa prima fase, coltivato il rapporto con le istituzioni accademiche. Il cda ha approvato il finanziamento di un ciclo di dottorato dell’Università di Siena, confidiamo che poi potranno utilizzare anche le nostre strutture".

"Preferirei non parlare della fase di stallo ma guardare avanti – ha detto il direttore generale Polifrone –. Il Biotecnopolo è già una realtà presente su un territorio con una tradizione importante, che può guardare al livello internazionale. Abbiamo pagato qualche scotto iniziale come una start up, abbiamo fatto la parte più noiosa dell’approvazione dei regolamenti, ora siamo partiti con le procedure di assunzione".

E l’orizzonte scientifico? "Abbiamo iniziato a costruire una macchina che potrà tradurre le scoperte in prodotti – ha detto Rappuoli –. Per vaccini e anticorpi monoclonali pensiamo di arrivare alla fase 2, per poi trovare accordi con aziende per la commercializzazione". Con un obiettivo preciso: "Siamo gli unici al mondo che abbiamo migliorato la resistenza agli antibiotici, questa è come una pandemia silente che è diventata una priorità. Abbiamo lavorato sui monoclonali per portarli alla fase clinica". Sfruttando anche la lezione del periodo Covid: "In quella fase l’urgenza ha imposto di sviluppare in fretta i monoclonali, sui quali personalmente lavoro dal 2008. Dovremo continuare su questa strada, insieme allo sviluppo dei vaccini tradizionali, per avere più risposte".

Un impegno che punta anche sulle forze locali: "Fa già parte delle nostre iniziative VisMederi – ha detto Montorsi – che ha le dimensioni e la qualità di livello internazionale adeguate, vogliamo che sia all’interno del nostro progetto".

Orlando Pacchiani