
Le prime lettere di Santa Caterina. Epistolario presentato agli Intronati
Ci sono date storiche nella pubblicazione di fondamentali e tormentate opere che abbiano richiesto un’attrezzata cura critica. L’Epistolario di santa Caterina è una di queste. Se si pensa che fino a oggi era disponibile uno smilzo volume, uscito del 1940 comprensivo solo di 88 delle 386 missive che costituiscono l’insieme del corpus integrale, si ha un’idea dell’incredibile ritardo accumulato. Non che nel frattempo non siano stati apportati miglioramenti o proposte utili per il grande pubblico, ma per una figura ritenuta protagonista della costruzione del volgare italiano, c’era di che lamentarsi.
Grazie alla ripresa su nuove basi interdisciplinari del cantiere avviato da Eugenio Dupré Theseider e bruscamente interrotto, l’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, avvalendosi di una qualificatissima équipe, in collaborazione con la Provincia Romana dell’Ordine Domenicano e varie Università, è in grado di donarci il primo volume della nuova magistrale edizione (Caterina da Siena, Epistolario, I).
Sarà possibile leggere le stracitate Lettere con un tal corredo di dati e commenti codicologici, filologici, linguistici, storici, da consentire una comprensione ben più avveduta dell’insigne monumento. Il risultato di un lavoro così impervio sarà illustrato oggi all’Accademia degli Intronati alle 17,30. La partecipazione del sindaco Nicoletta Fabio, del cardinale Augusto Paolo Lojudice, del rettore Roberto Di Pietra, di padre Alfredo Scarciglia sottolinea il rilievo dell’avvenimento. L’Università per stranieri ha in atto una feconda convenzione anche in questo progetto. Interverrà lo stesso neodirettore dell’ISIME, Umberto Longo, uno dei più prestigiosi studiosi del medievalismo in quanto fenomeno culturale, già prima che diventasse una moda, esperto delle istituzioni monastiche e dei modelli di santità.
A entrare nel merito dei caratteri della ricerca saranno Gabriella Piccinni, Isabella Gagliardi e Roberto Rusconi. Si è convinti che Caterina sapesse almeno leggere. Taluni ritengono avesse appreso a scrivere. Nessun autografo lo comprova, ma non è da escludere almeno una sua supervisione. Certi passaggi sprizzano un’esultanza da faticata conquista, come quando, da Rocca d’Orcia, Caterina comunica di lettere "scritte di mia mano in su l’isola della Rocca con molti sospiri e abondanzia di lagrime" e si confessa grata di aver ricevuto "l’attitudine dello scrivere a ciò che, discendendo da l’altezza, avessi un poco con che sfogare el cuore perché non scoppiasse".
Roberto Barzanti