
Graduation Day (foto Paolo Lazzeroni)
Siena, 19 giugno 2022 - Ci sono giorni in cui lo scenario di Piazza del Campo gremita da oltre mille studenti pronti a ricevere la laurea nella cerimonia american style del Graduation Day, il suono delle chiarine e il Gaudeamus Igitur stonato dei goliardi, i discorsi del rettore Francesco Frati e del sindaco Luigi De Mossi, l’intervento del direttore generale della Fao Qu Dongyu, la laurea ad honorem conferita al professor Jeffrey Sachs, la dissertazione dell’economista di Papa Francesco, la presentazione rock del rettore Frati che cita Freddie Mercury e Ligabue, le centinaia di tocchi lanciati in aria come in un grande ’Attimo fuggente’, ti confermano che Siena è una città molto più grande dei suoi 53mila abitanti.
E’ ancora capitale, è sempre una culla per la politica e l’economia del pianeta, è tuttora la prova che il "futuro sarà un scelta dell’uomo", non sarà imposto da una tecnologia o dai capricci della natura. Ieri è stato uno di quei giorni per cui vale la pena vivere a Siena, perché ti senti parte di una comunità che può dare ancora lezioni al mondo.
Questo è stato il Graduation Day 2022. Una tradizione dalla breve vita, appena cinque anni, celebrato poche volte eppure capace di esprimere il senso di comunità e di appartenenza che rendono una città forte come la Camelot di re Artu. Il sindaco De Mossi ha invitato gli studenti laureati "a conservare nei loro cuori quelle schegge di Siena che daranno loro forza nell’approccio al futuro". Il direttore generale della Fao, Qu Dongyu, presentato dall’ambasciatore Stefano Gatti, che per quattro giorni ha animato ogni incontro e ogni evento di #InsiemepergliSDG, si è subito adeguato all’atmosfera. Ha gigioneggiato con il Buongoverno, ha ricordato agli studenti di essere "stato professore per 25 anni e onorato di parlare in una Università nata nel 1240". E poi ha snocciolato tutte le crisi e le guerre planetarie, dallo Yemen alla Somalia e all’Afghanistan, per arrivare al conflitto in Ucraina, "che avrà un enorme impatto per l’approvvigionamento del cibo e per i costi dell’energia. Mancheranno 80 milioni di tonnellate di grano dell’Ucraina al mondo nel 2023, dopo la pandemia la crisi che colpirà alcune parti del mondo, avrà conseguenze su tutti noi. Per questo dobbiamo agire, muoverci tutti insieme per il bene comune".
L’epilogo è l’appello agli studenti laureati. "La vostra resilienza è ammirabile ed è indispensabile per affrontare le sfide future. Siete la nuova generazione a cui affidare un domani migliore".
Il professor Angelo Riccaboni ha pronunciato la ’laudatio’ di Jeffrey Sachs, soffermandosi sul suo ruolo importante nella definizione degli obiettivi Onu e ricordando che Time ha inserito Sachs tra le 100 menti più influenti del pianeta. Della lezione del professore parliamo a parte, ma meriterà una pubblicazione, soprattutto quella pronunciata nel Cortile del Rettorato, dopo uno scroscio di pioggia che ha spinto tutti a rifugiarsi sotto le volte. Ma le sue parole avrebbero fatto anche da ombrello, sotto il diluvio.
Infine il discorso rock del rettore Francesco Frati. Questo sì il suo ultimo discorso da rettore, visto che l’8 luglio inizieranno le elezioni per la scelta del successore. "Piazza del Campo è il luogo migliore anche per darvi il nostro commiato... Con la sua solennità, è il luogo più idoneo per chiudere questa parentesi della vostra vita. E’ un momento che apre la porta di una seconda parte della vostra vita. Noi speriamo di avervi messo nelle condizioni di attraversarla. Di avervi aiutato a conseguire gli strumenti per pattinare, come cantavano i Pink Floyd, nel ghiaccio sottile della vita, skating on the
thin ice of modern life. Voi avete il tempo dalla vostra parte: ’time is on your side’, parafrasando i Rolling Stones. Ma, come canta Freddie Mercury, il tempo non aspetta nessuno. Una canzone scritta come stimolo per le laureate e i laureati come voi... C’è una bella canzone dei Negrita che racconta la parabola degli studi universitari. La canzone ’Ho imparato a sognare’, inizia come l’avventura di gruppo di matricole universitarie: ’c’è chi era incapace a sognare, e chi sognava già…’. Adesso, dopo gli anni di università, siete tutte e tutti diventati come l’ideale protagonista di quella canzone: ’C’è che ormai che ho imparato a sognare, non smetterò’".