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"L’allarme sul vino attacco al made in Italy"

Guasconi, presidente della Camera di Commercio: "L’export vitivinicolo è salito a 700 milioni di euro, la scritta mette a rischio i fatturati"

‘Nuoce gravemente alla salute’: un alert che da anni in Italia siamo abituati a leggere sui tabacchi, ma che in Irlanda potrebbe essere presto inserito nelle etichette di vini, liquori e alcolici. Il via libera è arrivato direttamente dall’Unione Europea, con un silenzio-assenso alla norma notificata in estate da Dublino e che permetterà alle autorità nazionali di adottare gli avvertimenti. Una scelta che, soprattutto se altri Paesi dovessero seguire l’Irlanda, rischia di penalizzare fortemente membri dell’Ue, tra cui l’Italia con la provincia senese, che fa del vitivinicolo uno dei suoi punti di forza sui mercati internazionali. "Siena e provincia stanno ottenendo risultati incredibili nel settore – ha commentato Massimo Guasconi, presidente della Camera di Commercio -, con 700 milioni di export dal vino, chiaro che una scelta simile rischierebbe di essere deleteria oltre che inopportuna. Noi, e più in generale l’Italia, ci siamo sempre mossi nella direzione del consumo consapevole, il vino consumato con moderazione è da sempre inserito nelle abitudini alimentari del Paese. Siamo preoccupati, inviteremo sia i parlamentari europei che il Governo a fare chiarezza su una questione che vedrebbe il nostro territorio a forte rischio di crisi".

L’iniziativa, avversata nelle aule di Bruxelles non solo dall’Italia ma anche da Francia e Spagna, che la considerano come un’ingiusta barriera al mercato interno, ha visto la celere risposta anche delle associazioni di categoria. Coldiretti minaccia "possibili danni all’export per 14 miliardi". Una scelta dovuta al forte consumo di alcol nel Paese, o l’ennesimo attacco ai prodotti enogastronomici made in Italy? Una domanda che si pone anche Silvio Franceschelli, senatore Pd e sindaco di Montalcino. "Ciò che verrebbe scritto negli alert – dichiara Franceschelli -, oltre a non corrispondere a verità in quanto tutti i prodotti della dieta mediterranea, se consumati nelle giuste quantità,non hanno effetti negativi sulla salute, dimostra un metodo e approccio negativo per volere affermare determinati principi e valutazioni, che hanno scopi legati a logiche di mercato. I rischi per l’export esistono sempre quando si gioca su tavoli internazionali, sulla legislazione comunitaria ci sono battaglie da anni a riguardo. Questa modalità è scorretta nei contenuti e nelle finalità, noi siamo fortemente contrari. Vedremo quanto inciderà sul mercato. Ciò che mi preoccupa è un sistema sempre più aggressivo nei confronti del made in Italy, con politiche di barriera mirate a contrastare prodotti presenti sul mercato e di qualità migliore".

La preoccupazione sale, a prendere posizione anche l’associazione nazionale ‘Città del vino’, che vede nell’avallo silenzioso dell’Ue un precedente pericoloso. "Siamo molto preoccupati dal silenzio della Commissione – ha commentato il presidente Angelo Radica - e profondamente contrari alla normativa dell’Irlanda, che dà il via libera alle etichette del vino allarmistiche per la salute, andando a colpire in modo diretto l’export delle produzioni enologiche, lasciando libertà di decisione agli Stati membri. Chiediamo un intervento deciso e tempestivo da parte del Governo italiano nei confronti delle istituzioni europee, è necessario bloccare questa norma e fare chiarezza una volta per tutte per tutelare un comparto che rappresenta il Made in Italy nel mondo".

Andrea Talanti