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La seconda vita ai mobili: "Mio padre, una guida"

L’esperienza del restauratore Antonio Nardi, storico artigiano del legno .

Artista e artigiano del legno, restauratore, imprenditore di se stesso. Tante definizioni per un’unica attività da parte di Antonio Nardi, 61 anni. È l’uomo che restituisce ai mobili una seconda vita, nel suo laboratorio di Poggibonsi in via Mentana. Tra le sedie, i tavoli e gli armadi di più epoche, spuntano anche una vecchia radio e un’enoteca girevole: remoti elementi di arredo pronti a tornare attuali per merito del maestro.

La vera guida?

"Mio padre, ebanista con alle spalle studi specifici, di cui divenni collaboratore familiare più di trent’anni fa – racconta Nardi – dopo i miei trascorsi da bracciante agricolo e operaio metalmeccanico. Mi dedicavo per otto-dieci ore a quotidiane operazioni di saldatura. Guadagni soddisfacenti, però mi mancava il rapporto con la gente, da tipo estroverso quale sono".

Da lì la scelta di seguire le orme paterne…

"Il babbo, per la sua abilità, avrebbe potuto essere assunto in un Museo. Personalmente non conoscevo alcunché del settore. D’altro canto, nessuno nasce imparato. Ma col tempo ti fai una cultura. E cresce in te la passione, ingrediente fondamentale, vedendo che grazie al tuo impegno certi oggetti, preziosi dal profilo affettivo, possono andare incontro a una seconda giovinezza".

Un esempio?

"Una volta riuscii a recuperare il mobilio di un’anziana signora. Mi ringraziò, commossa, per averla aiutata a ritrovare una componente emotiva della sua stessa vita. L’importanza del contatto con il pubblico, si scopre dai piccoli episodi".

Torna in mente la celebre scritta "Si riparano ricordi", all’ospedale delle bambole nel cuore di Spaccanapoli. Come per magia dagli scaffali del locale di via Mentana a Poggibonsi compaiono delle copie de La Nazione di inizio Novecento, oltre a libri e pubblicazioni varie di differenti periodi.

Roba da collezionisti...

"Sono soprattutto un lettore di fumetti e di gialli, in momenti liberi che in realtà non ho. Un’attività senza un orario, ma è anche questo il bello: indossare ogni giorno la spolverina da lavoro e aprire la cassetta degli attrezzi e dei prodotti, rigorosamente naturali, non invasivi. Abitazione e bottega di fianco, non a caso. Mia moglie mi aiuta nelle pratiche da sbrigare".

Ci sarà una terza generazione Nardi nel restauro?

"Mio figlio ha intrapreso un’altra strada a livello professionale e lo capisco. Gli introiti non sono eccezionali. Non pochi i colleghi che, per ragioni economiche, hanno chiuso la saracinesca. Ed è sempre più difficile reperire esperti intarsiatori, intagliatori, fabbri, figure collegate al mio genere di percorso di artigiano".

Antonio Nardi, invece, prosegue con entusiasmo...

"Non sono l’unico del mestiere sulla piazza, tengo a precisare. La passione e lo spirito creativo, comunque, resistono".

Paolo Bartalini