La ricca dote di 62 milioni del Pnrr Un quarto già spesi dall’Università

Sono 16 i milioni di euro impegnati per dieci progetti di ricerca nazionale. I numeri della prorettrice Medaglini

La ricca dote di 62 milioni del Pnrr  Un quarto già spesi dall’Università

La ricca dote di 62 milioni del Pnrr Un quarto già spesi dall’Università

Mentre il resto del Paese non riesce a spendere i fondi Pnrr, l’Università di Siena ha già impegnato il 25% del suo budget: 62 milioni di euro di finanziamenti europei assegnati,i 15,9 milioni già impegnati per dieci progetti di ricerca nazionale, ovvero destinati alla ricerca di base, al reclutamento di personale, alle strumentazioni e infrastrutture tecnologiche. Un ruolino di marcia incessante, quello senese, che viaggia con bandi per ricercatori a tempo determinato, gare di appalto e si trova a dover rispondere a regole di rendicontazione in continua evoluzione, comunicazioni giornaliere e arrivi di risorse in corso: a fronte di pochi milioni di euro già arrivati, l’ateneo ha potuto far partire tutti i suoi progetti grazie a 22,5 milioni di anticipi dalle casse.

I numeri dell’operazione ‘fondi Pnrr’ all’Università sono spiegati dalla professoressa Donata Medaglini, delegata del rettore. La voce più alta fra le spese è quella per il personale, in parte già presente e in parte da reclutare, pari a 33,4 milioni di euro: l’ateneo impiegherà fra i vari progetti oltre 180 suoi ricercatori a tempo determinato di 11 Dipartimenti. A questi ne vanno aggiunti altri 138, che costeranno, nei tre anni, 15,5 milioni di euro. L’85% è stato reclutato per una spesa pari a 13,1 milioni di euro: nel dettaglio sono stati reclutati 50 ricercatori a tempo determinato, per una spesa di 8,5 milioni; poi 39 borse di dottorato di ricerca, di cui 31 dottorati già assegnati, con una spesa anticipata di 2,1 milioni di euro su 2,7 milioni complessivi; sono già stati selezionati anche 33, su 37 assegnisti di ricerca, spesi 2,4 milioni su 2,7 messi a budget. Infine è in corso il reclutamento di 12 tecnologi, che costeranno 1,5 milioni di euro.

La seconda voce di spesa è quella degli acquisti necessari ai progetti di ricerca: si parla di 28,4 milioni di euro (di cui già spesi 2,7 milioni), con l’investimento in grandi attrezzature che pesa per 17,8 milioni. Sono spettrometri, stampanti 3D, stampanti per biomateriali; c’è anche un megacalcolatore (progetto Sails) da quasi 4 milioni di euro. Per molte di queste attrezzature tecnologiche l’ateneo sta pensando ad un laboratorio comune al polo di San Miniato. Tutti i progetti di ricerca, con coinvolgimento di Unisi, sono partiti e di pari passo gli investimenti, con anticipo di spesa già impegnato dall’ateneo intorno al 25 per cento per ognuno. A partire dai tre Centri nazionali di ricerca: il progetto ‘Agritech’ vede Unisi spoke leader nello studio di tecnologie innovative per l’agricoltura e vede assegnati fondi per 11,7 milioni di euro; Unisi ha speso già 2,9 milioni di euro. Per il Centro Nazionale per la Terapia genica, farmaci e vaccini a Rna il finanziamento è di 11,8 milioni di euro e Unisi ha impegnato già 2,4 milioni.

Il terzo Centro nazionale è quello della Biodiversità, con fondi Pnrr per 9,5 milioni in tre anni e l’ateneo ha giù speso 2,4 milioni. Ci sono poi altri 5 importantissimi progetti, più partenariati vari. Ben 12,6 milioni di euro di fondi vale ‘The’, Tuscany Health Ecosystem, l’ecosistema dell’innovazione nelle Scienze della vita, per cui l’ateneo senese ha già impegnato 5,8 milioni. E, ancora, c’è il partenariato su malattie infettive emergenti (4,7 milioni); il progetto Sails per infrastrutture di intelligenza artificiale (5,9 milioni); il progetto CTA, per la realizzazione di telescopi per due grandi osservatori astronomici (431mila euro); Metro food, altro progetto in ambito agricolo, del Santa Chiara Lab (2,1 milioni); il progetto Fit for Medical Robotics (1,8 milioni); infine il bando ‘Young Researchers’ (450mila).

Paola Tomassoni