La Regione accelera sulla diga di San Piero

Il presidente Giani: "Stanziati due milioni di euro per lo studio di fattibilità". Un’opera incompiuta dal 1986, costata 20 miliardi di lire

Il progetto sulla diga di San Piero in Campo, in Val d’Orcia, potrebbe essere inserito nel piano del ministro Enrico Giovannini per le infrastrutture idriche. Progettata a metà anni ’70, voluta dal consorzio di bonifica dei comuni di Pienza, Castiglione Val d’Orcia, Radicofani, San Quirico d’Orcia, Montepulciano e Chianciano Terme, con una capacità stimata di più di 10 milioni di metri cubi d’acqua, vide il blocco dei lavori nel 1986.

Motivazioni economiche, ma anche una crescente preoccupazione per la compatibilità ambientale dell’opera. Problemi che ad oggi sembrerebbero superati, con una possibile ripresa dei lavori nel 2023. La volontà di accelerare sulla realizzazione dell’invaso e sulla necessaria semplificazione normativa è sempre più forte a causa dell’inquietante siccità in Toscana. Un problema discusso nella riunione del tavolo per l’emergenza siccità, convocata dal governatore Eugenio Giani. Che ha aperto le porte anche agli indennizzi richiesti dagli agricoltori in seguito agli ingenti danni subiti a causa degli incendi che hanno funestato la Regione.

"Abbiamo già preso decisioni operative – ha spiegato Giani -, lo studio di fattibilità per progettare l’opera di invaso a San Piero in Campo prevedere un finanziamento da 2 milioni. L’opera ha un bacino importante, che può arrivare a una portata di 17 milioni di metri cubi d’acqua. Dopo Montedoglio e Bilancino, sarebbe il terzo lago artificiale della Toscana. Dobbiamo ripartire dallo studio di fattibilità, ma l’elaborazione è già in corso".

Intanto sono sempre di più le indicazioni delle associazioni di categoria e stakeholder volte a semplificare le procedure autorizzativi nazionali per la costruzione di invasi, bacini e laghi, allo scopo di consentire una maggiore ritenzione dell’acqua per scopi agricoli e idropotabili. Per evitare che abbandoni come quello di San Piero in Campo, opera iniziata più di quarant’anni fa e pagata 20 miliardi di vecchie lire per offrire risposte alle tante aziende agricole del territorio e per garantire il regolare deflusso dell’Orcia, si ripetano. "L’altro aspetto emerso - continua il presidente Giani - sono le contraddizioni fra la questione degli incendi e l’uso possibile dell’acqua. Abbiamo visto quanto successo a Cinigiano dove un’azienda che ha consentito l’utilizzo di uno specchio d’acqua da parte degli elicotteri per poter spegnere l’incendio, ha poi subìto il no della soprintendenza a realizzarne un altro".

Andrea Talanti