La nuova genetica dei locali notturni. Dalla musica live alle ’apericene’

La fotografia dai dati della Camera di Commercio: in 4 anni 26 ristoranti in più e 22 bar senza cucina in meno

La nuova genetica dei locali notturni. Dalla musica live alle ’apericene’

La nuova genetica dei locali notturni. Dalla musica live alle ’apericene’

Erano i tempi della gente della notte, quegli anni ’80 e ’90 che non dormivano mai e che hanno fatto la fortuna dell’intrattenimento notturno italiano, tra disco music e musica dal vivo. Era un altro Paese, ed era anche un’altra Siena, con le sue peculiarità, i suoi ritmi, ma pur sempre calata in quel mondo di ‘night fever’ che riempiva l’aria dalle ore più tarde fino alle prime luci del mattino. Erano gli anni del Cambio, del 115, del Queen Elisabeth Pub, del Re Artù, del Bistrot. Era una Siena diversa, affezionata a quei locali che hanno fatto la storia del divertimento senese e che oggi non esistono più, o stringono i denti per rimanere in piedi.

Gli anni 2000, con i pub e la musica dal vivo del Tea Room, della Diana e del Cacio e Pere, sono un ultimo affettuoso ricordo della Siena giovane e universitaria che fu. Una città che oggi è cambiata, così come sono cambiate le abitudini dei più giovani. Con la movida sempre più concentrata tra Pantaneto e Piazza del Campo e la maggior parte dell’intrattenimento musicale al di fuori delle mura.

È la Siena degli aperitivi, è la gente degli apericena, delle osterie. Un trend fotografato dai dati raccolti dalla Camera dei commercio, che raccontano come sia cambiata la distribuzione dei locali dal 2010 a oggi. A crescere a vista d’occhio sono i ristoranti e le attività di ristorazione (246 nel 2010, 327 nel 2019 e 353 oggi), mentre diminuiscono i bar senza cucina (169 nel 2010, 173 nel pre-Covid e 151 oggi) e scendono nuovamente le attività ricreative e di divertimento (da 11 a 16, per poi tornare a 12). Anche se i numeri rimangono piuttosto stabili nell’ultimo decennio, sono le abitudini a essere stravolte: oltre alla grande influenza di una città sempre più ad offerta turistica, pesa sicuramente il passaggio dalla gente della notte alla gente degli aperitivi, degli apericena.

E sicuramente anche una serie di problemi strutturali che Siena ha dovuto affrontare nell’ultimo decennio in tema di sicurezza, disturbo della quiete pubblica, distribuzione degli spazi. Una città che rischia di diventare a prova di giovane, che cambia assieme ai tempi ma che, come spiega l’assessore al commercio Vanna Giunti, dovrebbe anche ripensare e implementare la propria offerta per attirare e trattenere i suoi figli, anche adottivi.

"L’offerta commerciale d’intrattenimento per me è un aspetto di grande interesse – sottolinea l’assessore Giunti -, soprattutto in relazione alla nostra vocazione universitaria. Sono tanti i giovani che arrivano e chiedono cosa si possa fare a Siena, oltre a studiare. Purtroppo esiste un disagio tra esercenti e cittadini, un caos e un disordine risultato del periodo post Covid, con la necessità di una molla per la nuova crescita commerciale. La priorità deve essere ricondurre il tutto a una visione più ordinata e diversa, anche di maggior livello culturale. Il mio sogno sarebbe dare un’offerta musicale e culturale in tutti i locali della città, magari affiancandola agli spazi per lo studio, facendo dei locali luoghi d’incontro, confronto e crescita".

Una sorta di modello Starbucks, ripreso e funzionante in tantissime delle più grandi città universitarie. "Tra le linee programmatiche del sindaco Fabio c’era il progetto ‘Siena città della musica’ – continua l’assessore -, è in corso uno studio di fattibilità anche per trovare una location di incontro e non di scontro con il cittadino, come la Fortezza. Vorremmo dare spazio alla musica di ogni tipo, anche ai giovani gruppi. Le parole chiave per me sono creare opportunità di incontro e cultura, possibilmente in città, recependo le criticità e affrontandole sia per tutelare i cittadini, sia per rendere la città viva. Una critica che c’è stata negli anni, abbiamo tanto a Siena e sono convinta che il potenziale che c’è, debba essere sfruttato con rispetto".

Andrea Talanti