REDAZIONE SIENA

La maratona d’autunno del Monte

L’ad Lovaglio vuole chiudere entro inizi novembre l’aumento di capitale. I venti contrari della politica

Bisogna correre per approfittare del fatto che, almeno fino a metà novembre, a reggere il dicastero dell’Economia e Finanze ci sarà Daniele Franco. E in particolare il direttore generale sarà Alessandro Rivera, l’uomo che garantirà la riuscita dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro e la fiche da 1,6 miliardi gettata sul piatto dal Tesoro. Rivera non è stato tenero con il Monte ai tempi della trattativa con UniCredit. Ma con l’ascesa di Luigi Lovaglio a Rocca Salimbeni, il suo ’mood’ con Siena è radicalmente cambiato.

Il Monte vuole chiudere la ricapitalizzazione da 2,5 miliardi di euro entro gli inizi di novembre "se le condizioni dei mercato lo consentono" è scritto nella relazione all’assemblea dei soci del 15 settembre. Luigi Lovaglio a inizio settembre riprenderà gli incontri con gli investitori per convincerli della bontà dell’operazione. Lui è pienamente convinto che la ricapitalizzazione avrà successo e che investire su Banca Mps sarà proficuo anche per i privati. Considerando che il piano industriale approvato dal cda annuncia un utile lordo di 700 milioni nel 2024.

Non bisogna guardare la capitalizzazione in Borsa ora, che è di appena 410 milioni di euro. Né la quotazione di 40 centesimi ad azione. Con un aumento superdiluito, con 100 vecchie azioni che diventeranno una nuova prima del lancio, è evidente che chi ha titoli Mps preferisca incassare subito anche con pesanti minusvalenze, piuttosto che trovarsi in mano con pochi diritti. Sono i fondamentali il vento propizio che spinge le vele del Monte. L’accordo con i sindacati per 3.500 esodi incentivati entro fine novembre, la replica a muso duro agli speculatori che presentano richieste danni immotivate, la cessione di altri 900 milioni di euro di crediti deteriorati, sono motivi per convincere investitori istituzionali. Assieme ai partner industriali come Anima e Axa.

Il quadro politico e la crescita dei tassi di interesse sono i venti contrari. Nel programma di Fratelli d’Italia e del centrodestra in generale ha fatto capolino la proposta di trasformare Banca Mps nella Banca dei territori. Un’etichetta abusata per "difendere l’italianità del Monte" come ha ribadito ieri il senatore FdI Andrea de Bertoldi. Ma anche per rimandare sine die la dismissione della quota pubblica del 64% in mano al Tesoro, in sostanza per dare vita a un quarto polo bancario pubblico, una vecchia idea di Salvini e anche di alti esponenti del Pd. I piani di Lovaglio e del Governo, almeno quello attuale, sono diversi. La ricapitalizzazione garantita pro quota dallo Stato, farà tornare il Monte una banca appetibile. Se UniCredit la volesse ancora, non può pretendere 8 miliardi. Ma dovrà pagarne almeno 4.

P.D.B.