La ’Gola’ di Aprea al Politeama. Il cibo, una fissazione tutta da ridere

Mercoledì a Poggibonsi l’attore in scena con il monologo scritto da Mattia Torre, l’autore di ’Boris’

La ’Gola’ di Aprea al Politeama. Il cibo, una fissazione tutta da ridere

La ’Gola’ di Aprea al Politeama. Il cibo, una fissazione tutta da ridere

Teatro, cibo e il racconto di una fame atavica che attanaglia da sempre il nostro Bel paese. L’attore Valerio Aprea sarà l’indiscusso interprete dello spettacolo ’Gola e altri pezzi brevi’. In scena nella Sala minore del teatro Politeama di Poggibonsi, mercoledì 17 alle 21. Un ritratto esilarante ma realistico degli italiani a tavola. Con il suo stile accattivante e carico di sagace ironia, Aprea continua a far vibrare il teatro di Mattia Torre. ’Gola e altri pezzi brevi’ è un assolo esilarante e al contempo spietato, che fotografa il Bel paese in balìa di una indescrivibile fame, votato inesorabilmente al raggiro, alla menzogna, al disperato inseguimento di un lusso sfrenato e delirante.

Colonna sonora, le musiche di Giuliano Taviani e Carmelo Travia composte per ’Figli’, l’ultimo film scritto da Torre prima della sua prematura scomparsa. Una produzione di Elastica. In seno alla rassegna ’Teatro Gourmet’ e Discipline(s).

Valerio, cosa troverà il pubblico di Poggibonsi sul palco?

"Uno spettacolo reading di Mattia Torre, composto da monologhi che lui ha scritto negli anni, il principale dei quali è intitolato ’Gola’ ed è anche il più corposo e parla di questa colossale malattia italiana per il cibo, un monologo molto comico sulla fissazione che abbiamo in Italia per il mangiare".

Come racconta Torre la fame degli italiani?

"Lo fa come credo non lo hai mai fatto nessuno: è riuscito in questo monologo, ormai un cult della sua scrittura, a immortalare quest’attitudine che abbiamo e anche a dargli una connotazione. Cioè ha avuto un’intuizione che è l’assunto di base del monologo, per cui in Italia abbiamo questa grande fame ancora oggi perché siamo rimasti legati al ricordo della guerra, quando non si poteva mangiare e siamo l’unico Paese al mondo nel quale anche dopo la guerra, per decenni, è rimasta questa paura".

Lo spettacolo poi come si sviluppa?

"Ci sono monologhi più brevi che affrontano altre tematiche, accomunati da uno sguardo sempre sul nostro Paese nelle varie sfaccettature che possono essere socio politiche, con titoli come ’Colpa di un altro’, ’Yes I can’, ’In mezzo al mare’".

Come nasce da Mattia Torre, purtroppo scomparso prematuramente, questo testo, che cosa voleva sottolineare?

"Parlava di se stesso. Auto ironicamente si è messo alla berlina da solo. Ha saputo godersi la vita, era amante del buon cibo e del buon bere, ha fatto autoironia perché sapeva che anche nella sua graduatoria di priorità il cibo era ai primi posti".

Fabrizio Calabrese