REDAZIONE SIENA

La Contrada è più apparenza che sostanza

La riflessione Sembra un club di cui, per sentirsene parte a tutti gli effetti, basta leggere il regolamento di iscrizione. Ma non è così

Nella nostra esamina del Palio attuale, come non parlare dell’essere oggi contradaiolo. La ricchezza della Contrada è il suo popolo. Questa è la più preziosa risorsa che ha significato uomini e donne che hanno saputo nel tempo accumulare proprietà immobiliari, sostenendo una laboriosa vita interna fatta di iniziative mirate all’autofinanziamento. La città divisa per mestieri e arti non esiste più da tempo.

Fino alla prima metà del ’900 erano restate le tracce degli antichi ’boni habitatori’ dei rioni: i falegnami nella costa di Sant’Agata, i conciatori in Fontebranda, residui di altri nuclei come i cardatori di Ovile e dei fabbri di Porta dell’Arco. Nell’’800 i contradaioli non erano visti di buon occhio dall’aristocrazia cittadina, se ne richiedeva addirittura la scomparsa. Poi i miti, le nostalgie delle reminescenze repubblicane hanno aiutato ad allargare i ceti sociali degli appartenenti. Possiamo dire che, dal secondo dopoguerra, i cittadini si dividevano in due gruppi: gli appartenenti e frequentatori delle rinnovate Società di Contrada e quelli che invece guardavano senza esprimersi, ma sempre con un certo rispetto, in una distanza ossequiosa. Il disgregamento abitativo ha fatto si che si creasse un primo sottogruppo, quelli che più o meno bonariamente vengono chiamati I ’quattrogiornisti’, dalle apparizioni fugaci nei giorni fatidici e che talvolta avevano e hanno addirittura un atteggiamento ancora più acceso di chi vive il rione tutto l’anno. In realtà questa invisa categoria si è rivelata utile per altri aspetti, compreso quello economico, il che li ha resi sopportabili. Oggi, questa molto discutibile volontà di accrescerci numericamente, come fosse la risoluzione alle nostre sopravvivenze, sta creando una nuova razza che sta vincendo sulla sana biodiversità che ci ha sempre contraddistinto.

La regola non scritta sarebbe che l’appartenenza è segnata dai genitori ai figli, non dai figli ai genitori adulti. Seguendo una logica linea di sangue. Invece oggi la Contrada è frequentata da più che maggiorenni che, con la ragione di un figlio piccolo, si sentono in grado di essere automaticamente contradaioli a tutti gli effetti. Ma se nei piccoli è tutto da costruire, il loro inserimento è segnato da persone che si sentono spesso in grado di sapere tutto e dire la loro senza nessuna noncuranza, come se la Contrada fosse un Club di cui basta leggere il Regolamento di iscrizione. Una biodiversità su cui finiremo per fare i conti, che lancia una appartenenza fatta di apparenza e ben poco di sostanza. E soprattutto alimenta "i puri" che accentuano altri estremismi pericolosi, che abbiamo visto in molte occasioni, come nel recente palio di luglio.

Massimo Biliorsi