
di Orlando Pacchiani
Ad accoglierli ieri a Fiumicino in tarda serata è andato don Giovanni Tondo, direttore della Caritas diocesana. È stato lui a guidare la comitiva di pullmini (tre della Caritas, gli altri della Misericordia di Asciano e di Rapolano Terme) incaricata di trasportare i profughi ucraini all’ex seminario di Colle Val d’Elsa. Sono le persone, donne e bambini, assegnate alla diocesi di Siena Colle Val d’Elsa Montalcino tra le seicento ospitate sul territorio nazionale dalla Caritas in questa fase. Ne sono annunciate 35, per il momento sono atterrate le prime dieci in una situazione che, come si capisce, è in costante evoluzione. L’équipe Caritas guidata da Anna Ferretti da settimane ha individuato la soluzione di Colle Val d’Elsa, lavorando per risolvere ogni necessità logistica e coinvolgere tutto il territorio, in piena sintonia con le indicazioni del cardinale Paolo Augusto Lojudice.
Proprio l’arcivescovo due giorni fa aveva salutato l’arrivo di tre suore di Santa Caterina, che si sono sistemate all’ex seminario per assistere i profughi. "Siamo stati aiutati – spiega Anna Ferretti – da una straordinaria sensibilità di tutti gli interlocutori: il Comune di Colle Val d’Elsa che ha garantito la massima assistenza, la Società della salute e la Fondazione Territori Alta Valdelsa pronti a fornire ogni supporto, la società multiservizi che fornirà i pasti a costo ridotto e in parte offerti, i fornitori che hanno voluto garantire un supporto spontaneo, le associazioni di volontariato che collaborano costantemente con noi, tante persone che offrono il proprio tempo per dare una mano in qualsiasi modo".
Solo oggi, di fatto, si potrà capire meglio chi è arrivato e procedere con le prime incombenze: assistenza sanitaria, tamponi anti-Covid (è comunque prevista una quarantena di cinque giorni), supporto psicologico se necessario, valutazione dei percorsi da compiere per l’inserimento scolastico dei bambini. "La Valdelsa è terra di grande accoglienza, da questo punto di vista sono tranquilla", spiega la responsabile Caritas.
Che risponde anche a una domanda su alcune polemiche che si sono sollevate sull’atteggiamento verso chi fugge dall’Ucraina rispetto ad altri profughi: "Non è un rilievo da muovere alla Caritas che ha sempre le porte aperte per tutti. Non guardiamo al colore, ai capelli, all’età delle persone: lo dimostra la nostra storia e il nostro quotidiano. Anche negli ultimi due giorni abbiamo ospitato quattro persone, che con la guerra non hanno nulla a che fare, abbiamo pieni il dormitorio e la sede di Arbia. Ora c’è un’emergenza e come sempre accogliamo chi ha bisogno". Per dialogare con le donne ucraine e i loro figli saranno a disposizione anche interpreti per superare le inevitabili barriere linguistiche e stabilire il primo dialogo con la piccola comunità che si formerà a Colle Val d’Elsa. "Per l’assistenza siamo già organizzati con le suore e con i volontari – afferma Ferretti – ma se ci sarà bisogno di interventi di altre figure provvederà direttamente la Caritas". Oltre a questo, prosegue l’impegno promosso dall’associazione con la diocesi per interventi direttamente sui luoghi del conflitto, in appoggio ai missionari di don Orione a Leopoli.