
di Laura Valdesi
E’ il giorno degli interrogatori in tribunale per cinque dei 12 indagati dell’inchiesta che fa tremare Siena. E che ha sollevato il velo sugli affari dello ‘zar dei locali di Piazza’, Igor Bidilo, e sulle persone alle quali si era affidato per gestirli attraverso Sielna spa, in primis Cataldo Staffieri, direttore generale e commerciale, mentre Constantin Maxim è il rappresentante legale. Ma oggi non sarà certo il giorno della verità, né delle prime rivelazioni. Fosse solo perché gli studi legali che hanno assunto la difesa solo in giornata prenderanno gli atti del fascicolo. Facile dunque immaginare che la linea della prudenza induca (quasi) tutti ad avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al gip Ilaria Cornetti. Perché i documenti, gli atti, le intercettazioni e le relazioni che tratteggia l’indagine coordinata dal pm Siro De Flammineis sono un oceano. Costruito grazie anche all’esperienza maturata dal magistrato nella Dda di Palermo dove la parola d’ordine era seguire il denaro. E lavorare nel silenzio più assoluto. A maggior ragione in una città piccola come Siena dove tutti si conoscono. Ci sarà anche il pm oggi alle 10 nell’aula Vannini quando arriverà Cataldo Staffieri, difeso dagli avvocati Forconi e Inches di Firenze. Quindi Constantin Maxim con l’avvocato Fabio Pisllo alle 10,30. Un indagato ogni mezz’ora per cui alle 11 Massimo Guasconi, presidente della Camera di Commercio di Siena e Arezzo ora sospeso, e alle 12 il giudice della Corte dei Conti Vincenzo Del Regno, difeso dagli avvocati Enrico e Lorenzo De Martino. Nel mezzo, alle 11.30, Andrea Draghi, agente della Municipale, che in questa vicenda ha un posizione del tutto marginale rispetto al cuore dell’indagine che spazia dall’autoriciclaggio ai reati tributari e societari. Accompagnato dall’avvocato Remo Alfisi dovrebbe rispondere alle domande del gip, il suo legale depositerà inoltre una memoria. Cosa che probabilmente faranno anche altri indagati convocati per l’interrogatorio.
Primi atti di un’inchiesta che è lontano dall’essere conclusa con le misure interdittive ed i sequestri di cui ancora le parti non hanno il quadro nero su bianco. Solo allora sarà decisa l’eventuale richiesta di riesame. L’incipit, insomma, di una partita a scacchi che potrebbe riservare altre sorprese in base a quanto trovato nel corso del blitz di lunedì dal pool di finanzieri che si è ‘specializzato’ in questo caso. Che ha preso il via nell’autunno 2018 e che si è avvalso di intercettazioni, molte delle quali ambientali, negli uffici e sulle macchine, che raccontano rapporti e affari in cui sono presenti nomi molto conosciuti della città, anche se non indagati. Il cuore però restano le condotte di auto-riciclaggio, in considerazione del fatto che secondo la procura il magnate kazako del petrolio ha dapprima trasferito le somme provenienti dall’illecito risparmio d’imposta in società di diritto estero per poi reimpiegarle, sotto forma di finanziamenti, nella società nazionale al fine di consentire a quest’ultima l’acquisizione delle attività di ristorazione e bar e di importanti compendi immobiliari. A Siena, soprattutto in Piazza del Campo, dove sono rimasti pochi imprenditori senesi, ma anche a Firenze e Milano.