Dopo Francesco Pannofino, Stefano Belisari, meglio conosciuto come Elio (e le Storie tese), il regista di Mare Fuori, Carmine Elia e il cantante Lorenzo Baglioni, il palco dell’istituto penitenziario di Santo Spirito ha accolto con piacere Sonia Bergamasco, per molti italiani la moglie del commissario Montalbano o la spietata dottoressa Sironi di Quo Vado.
A Siena per portare in scena una bella rivisitazione della Locandiera di Goldoni, la nota attrice e regista ha deciso di incontrare i detenuti della casa circondariale di Siena, insieme ad altri due compagni di scena, Giovanni Franzoni e Marta Pizzigallo, condividendo con loro esperienze, curiosità e semplici riflessioni.
La visita si è aperta con le prime impressioni degli attori sull’ambiente del carcere, poi si è subito incanalata su una discussione in cui i detenuti, parlando anche delle proprie esperienze personali, hanno raccontato la quotidianità e la routine della loro vita, soffermandosi sulla distanza che intercorre tra il carcere che anche i tre ospiti hanno descritto al cinema (recente è il film ‘Grazie ragazzi’ di Riccardo Milani con Antonio Albanese e la stessa Sonia Bergamasco) e quello reale.
Un detenuto ha provato quindi a spiegare l’importanza del sistema penitenziario come strumento di riabilitazione, sottolineando però come questo sforzo possa risultare vano senza un solido percorso di reinserimento sociale: se il carcere fornisce una base per la riflessione e la rieducazione, la vera sfida inizia al momento del rilascio.
E spesso non è facile togliersi di dosso la pesante etichetta di ’ex detenuto’. Il dialogo si è quindi spostato sul ruolo formativo del teatro anche in una casa circondariale, catalizzatore potente nella crescita e nella serenità di una persona costretta a vivere in pochi metri quadrati.
Il teatro, in particolare, consente ai detenuti di interpretare ruoli diversi, stimolando l’empatia, la comprensione e il rispetto reciproco. I detenuti hanno quindi avuto l’opportunità di esibirsi davanti un pubblico di esperti del settore. Ha rotto il ghiaccio il gruppo musicale Cella musica, nato dalla bellissima collaborazione tra detenuti, agenti penitenziari e volontari esterni con due cover: Bang Bang (nella versione italiana) e El Diablo dei Litfiba.
È stato poi il turno degli attori (quelli del carcere), capitanati dall’instancabile Ugo Giulio Lurini, che, mal celando la grossa emozione di esibirsi di fronte a chi il teatro lo calca di mestiere, hanno messo in scena alcuni pezzi estratti del loro repertorio più recente (per esempio O’ zappatore di Mario Merola). L’incontro si è chiuso con strette di mano e autografi: sia ai detenuti che agli artisti, rimarrà il bel ricordo di una mattinata particolare.