
di Pino Di Blasio
Il giorno dopo le assoluzioni con formula piena confermate dalla Corte d’Appello di Firenze, resta davvero poco della grande inchiesta sul buco dell’Università di Siena, la prima sugli anni della Siena città dorata e ritrovatasi inopinatamente in dissesto. Eccetto la trasmissione degli atti alla procura di Firenze, della sentenza, della motivazione e del verbale di udienza con la trascrizione delle testimonianze rese da Salvatore Interi e Monica Santinelli, all’epoca direttore dell’area contabile e responsabile dell’ufficio bilancio dell’Università, per valutare se ci siano gli estremi per procedere per falsa testimonianza o calunnia.
Gli ex rettori Piero Tosi e Silvano Focardi e gli ex direttori amministrativi Emilio Miccolis e Loriano Bigi non hanno responsabilità del deficit nei conti dell’ateneo, che sarebbero stati ’abbelliti’ con avanzi e residui attivi mentre nella realtà erano in rosso per circa 200 milioni di euro. Il professor Piero Tosi preferisce rimandare di qualche giorno un commento più articolato sull’assoluzione definitiva, almeno spera. "Sia in primo che nel secondo grado - si limita a dire l’ex rettore dell’Università dal 1994 al 2006 - il processo ha dimostrato che le colpe di quei bilanci falsificati erano di altri. Che hanno ottenuto anche sconti di pena per aver collaborato con la giustizia e si sono messi ad accusare rettori e direttori amministrativi. Per ora mi limito a dire che provo un senso di liberazione da un incubo lungo 13 anni". Quell’inchiesta sui bilanci truccati pesò non poco sulla carriera di Piero Tosi, che fu anche indicato come possibile ministro dell’Università dopo essere stato presidente della Conferenza dei rettori.
Identico senso di liberazione, con analoghi rimpianti per quello che poteva essere nelle carriere legate all’università, e non è stato, è quello manifestato da Silvano Focardi, rettore dal 2006 al 2010 dell’ateneo. "Ho scelto di rinunciare a incarichi prestigiosi per colpa dell’inchiesta e pago parcelle ai legali da più di 10 anni. Ho continuato a lavorare nell’Università, un po’ in disparte; ma mi è servito tanto carattere per resistere alle accuse. Non credo che dopo due assoluzioni vogliano continuare con le indagini. Sono uscito da un lungo calvario, per fortuna non ho perduto la maggior parte delle amicizie. sono in molti ad essere convinti che non avevo fatto nulla. Sono contento, come ha detto il mio avvocato ho sempre creduto nella giustizia". Il professor Focardi aggiunge anche qualcosa sui bilanci truccati che erano alla base della lunga inchiesta. "Mi sono trovato false poste in bilancio. Ma di certo io non guardavo i bilanci, facevo il rettore oltre al mio lavoro da docente. Eppure hanno provato a far ricadere tutto su di me. Parlano di un buco di oltre 200 milioni di euro. Ma quando sono andato via dal rettorato - conclude Silvano Focardi - il bilancio dell’università del 2010 chiuse con un rosso di 18 milioni. Perché ero riuscito a vendere il Policlinico alla Regione per 108 milioni e il San Niccolò per 78 milioni".
Oltre alla gioia degli altri assolti, tra le reazioni a caldo che aprono nuovi spunti di riflessione c’è quella dell’avvocato Enrico De Martino, legale del professor Tosi. "Quando ci sono processi - spiega meglio il suo concetto l’avvocato De Martino - che si chiudono sia in primo che in secondo grado con le assoluzioni, qualche riflessione bisognerebbe farla. I processi sono coltelli che tagliano la carne viva delle persone. Invece di puntare a inchiodare il personaggio di rilievo, il potente di turno, come risulta anche dalle intercettazioni, cercando prove a suo carico, bisogna fare il percorso inverso nelle inchieste. Trovare le prove che eventualmente possono inchiodare il potente di turno".