Il segno indelebile di Benito Guazzi

Una foto una storia Consigliere, assessore, medico e priore della Torre. Un uomo che parlava con i fatti

Lo scatto di Augusto Mattioli ci riporta alla seconda parte gli anni ottanta: in Consiglio Comunale la parola è affidata a Benito Guazzi, che incarna lo spirito del politico a tutto tondo, in un percorso umano e dirigenziale da definire instancabile. Uomo di assoluta coerenza, ha saputo coniugare la professione di medico con quella dell’amministratore della comunità: non c’è stato giorno della sua vita in cui non ha dovuto dividersi fra gli impegni di partito, è stato Consigliere Comunale per il Partito Socialista e assessore ai Servizi Sociali e al Patrimonio nella giunta del sindaco Vittorio Mazzoni della Stella, con quelli in cui si è messo a disposizione della città.

Pensiamo ai tanti anni come presidente dell’Azienda Autonoma di Turismo, nei momenti in cui stava radicalmente cambiando il modo di porgere l’offerta di accoglienza nel mondo, e quelli di Contrada, appassionato torraiolo come vicario, mangino e poi priore dal 1979 al 1985. Se poi ci aggiungiamo la carica, non certo onorifica, di presidente del Comitato Amici del Palio, completiamo un cerchio di contributi che la città non può certo dimenticare. Ago della bilancia in uno schieramento politico che si contrapponeva all’egemonia della sinistra più radicale e al conservatorismo democristiano, ha rappresentato al meglio il progresso di spinose questioni sociali ma anche amministrative, mostrando di essere un abile avversario della burocrazia, della parola inutile, della retorica.

Un senese che si è fatto sentire in altri importanti ambiti: pensiamo ad esempio al suo lavoro come Consigliere del Santa Maria della Scala per lunghi anni, in un momento delicato in cui si dava il via al passaggio alle Scotte, come Direttore Sanitario al Campansi in due diversi momenti della sua vita.

Un Mangia d’Argento strameritato nel 1996 a coronamento di tutto questo percorso, difficile da condensare e che Guazzi ha vissuto con un sempre rinnovato entusiasmo.

Vorremmo che rileggere il suo percorso fosse il riscatto di un certo modo di fare politica, perché la vera arte della memoria è l’attenzione verso certi personaggi che magari non hanno lasciato eclatanti dichiarazioni, non si sono voluti distinguere in ogni modo, ma che hanno indubbiamente lasciato il segno nelle dinamiche cittadine, tracciato un percorso, offerto un esempio che passa oltre il tempo.

Massimo Biliorsi