PINO DI BLASIO
Cronaca

"Il Santa Maria è un teatro tenda. Pellegrinaio, affreschi a rischio"

Duro attacco di Alessandro Bagnoli, storico dell’arte: "I locali nei piani superiori sono la vergogna di Siena"

"Il Santa Maria è un teatro tenda. Pellegrinaio, affreschi a rischio"

"Il Santa Maria è un teatro tenda. Pellegrinaio, affreschi a rischio"

"Vino e cibo sotto gli affreschi quattrocenteschi del Pellegrinaio. Questo è il risultato della mancanza di una visione progettuale per il Santa Maria della Scala. La prossima occasione sarà sicuramente quella dell’affitto per matrimoni di lusso. Avendo purtroppo accantonato il progetto di fare dell’ex Ospedale la nuova sede della Pinacoteca Nazionale (e magari anche di altre raccolte cittadine), il grande complesso sembra gestito come un teatro tenda, buono per tutte le occasioni, salvo quella di farne un centro culturale di eccezionale interesse, dove potrebbero ben convivere musei, biblioteche e strutture per lo studio universitario".

E’ l’incipit di un post al vetriolo, pubblicato da Alessandro Bagnoli sul suo profilo Facebook, subito commentato e apprezzato da un centinaio di amici dello storico dell’arte, a lungo dirigente della Soprintendenza.

Il riferimento è ovviamente al Wine & Siena. Ma ci sono due aggiunte nel post del professor Bagnoli, che preoccupano e riaccendono un dibattito mai sopito. La frase che preoccupa è: "Intanto, mentre si brinda e si mangia sotto gli affreschi, nessuno si accorge che la scena di Domenico di Bartolo con l’Assistenza ai poveri si sta polverizzando nella parte alta e nella soprastante volta per le infiltrazioni d’acqua e che ancora per l’umidità proveniente dai locali soprastanti si sta rovinando la parete della prima campata, dove per fortuna restano solo pochi frammenti di figurazioni murali. Chi si preoccupa oggi della manutenzione e della conservazione di queste opere?".

Professor Bagnoli, la situazione è così grave per gli affreschi del Pellegrinaio?

"Se non fossi convinto, non l’avrei scritto - è la replica -. Fin quando ero in Soprintendenza ho fatto pressioni per commissionare restauri nella Sala del Pellegrinaio. L’ultimo effettuato, sulla prima campata, la parete dove non ci sono affreschi, è di qualche anno fa, opera di Massimo Gavazzi".

Lì ci sono infiltrazioni?

"La parete è rovinata, in modo evidente. Se proprio vogliono organizzare kermesse sul vino o festival di danza al Santa Maria, facciano pure. Ma evitino le sale affrescate, non usino il Pellegrinaio per non danneggiarla".

Cosa replica a chi dice che nei musei americani fanno cene di gala?

"Conosco bene la politica museale americana, al Metropolitan di New York o all’Art Institute di Detroit, le cene le fanno in grandi spazi dove non ci sono opere. Che si faccia Wine & Siena alla Sala Calvino, va bene".

Qual è l’aspetto più preoccupante del Santa Maria?

"Le amministrazioni comunali, le ultime due in particolare, hanno brancolato nel buio. Non sapendo come gestire il Santa Maria della Scala, hanno abbandonato, invece di rivendicare, il ‘diritto’ locale di creare la cittadella della cultura e dei musei. Per capire lo stato disastroso dello Spedale, basterebbe un visita ai piani alti dell’edificio, dove c’erano i vari reparti ospedalieri. Chiunque li visitasse penserebbe di essere in un edificio semidistrutto da un bombardamento".

Si riferisce ai piani che sono sopra il Pellegrinaio?

"E’ un mondo immenso che è nascosto, rappresentano la aprte più grande del museo. Difficile che li facciano vedere, sono la vergogna di Siena. Le infiltrazioni sugli affreschi vengono da quelle stanze degradate".

Qual è il progetto per quei grandi spazi?

"Siena ha perso un’altra grande occasione, il passaggio della Pinacoteca al Santa Maria della Scala. Se non ospiteranno i capolavori dell’arte senese, cosa ci si fa di quegli spazi immensi? Finora si è sfruttato solo un terzo dello Spedale".

Difficile spostare la Pinacoteca ora. Non si può pensare a laboratori e aule di studio?

"Sì, anche funzioni universitarie. Ma perché rinunciare all’arte senese? Ci stanno bene anche musei, come il Diocesano costretto in spazi angusti".