
Il mestiere di figlio d’arte. Prova del fuoco in Piazza
Ah, come è difficile il mestiere del figlio d’arte: c’è sempre un paragone, un confronto, che è difficile da spezzare. Chi dice che è una sorta di facilitazione "mi manda babbo…", non ci ha capito molto della vita, dei rapporti fra parenti stretti, fra amicizie e committenze. La foto di Augusto Mattioli ci riporta agli anni d’oro di Luigi Bruschelli in arte Trecciolino. Quando si vince, nel mondo del Palio, va inevitabilmente tutto bene. Sei praticamente intoccabile, un mito, un essere divino che scende ogni tanto sulla terra per celebrare i propri successi. E un figlio che ha la stessa passione deve cercare di essere semplicemente se stesso, andare per la propria strada privo di carta di identità.
Contano i risultati e anche l’iniziale curiosità che ci può essere nei propri confronti è cosa che si va ben presto a perdere. Luigi Bruschelli ha corso dal 16 agosto 1990, esordio nella Civetta con Adonea, fino al 16 agosto 2019 quando indossò il giubbetto della Pantera con il cavallo Tabacco. Sono 53 carriere con 13 vittorie, difendendo i colori di ben quindici Contrade, lasciando fuori solo Giraffa e Lupa. Nato nel 1968 ha smesso di correre in piazza quindi a 51 anni.
Ed ecco il figlio Enrico detto Bellocchio: ha corso per il momento sette carriere esordendo il 2 luglio 2014 nella Giraffa con Naikè a 19 anni essendo nato nel 1995. Quelli che se ne intendono dicono che ottimi fondamentali, per usare un termine sportivo, l’ha sempre avuti, ma che da circa un paio di anni ha saputo affinare le capacità, avvicinandosi sempre di più alla vittoria.
Ha guadagnato non solo esperienza ma anche determinazione. Questa svolta è ben rappresentata dalla sua ultima carriera nel Bruco nell’agosto 2023, dove non ha solo ben figurato, ha semplicemente mostrato potenzialità che lo possono portare in alto. Quattro le carriere corse con in piazza anche il padre Luigi, anche se l’ultima di fatto l’illustre genitore non corse per il rifiuto del cavallo Tornasol. Ma dal luglio 2022 è ormai l’unico Bruschelli che tocca il tufo.
Deve fare da solo e questo può essere anche una spinta per uscire dall’ombra di un grande padre. Adesso deve dimostrare le proprie qualità e siamo certi che sarà uno dei protagonisti dei prossimi anni. Sceglierlo è fare e un ottimo investimento per il futuro. Ora l’ha fatto la Pantera, affidandogli Viso d’angelo. Padre e figlio, come molte altre precedenti storie del mondo del Palio. Enrico ha molti consigli da offrire al figlio che deve brillare di luce propria e avviarsi verso l’unico obiettivo: vincere in piazza. Per chi crede che il successo arrivi subito, ricordiamo che Luigi Bruschelli vinse nell’Oca al suo decimo Palio. Ci vuole pazienza, un protagonista non si forma in un giorno, né in una manciata di carriere.
Massimo Biliorsi