di Laura Valdesi
SIENA
Tutti d’accordo anche nel Comitato ristretto che si è riunito nel tardo pomeriggio di ieri nella stanza del sindaco Luigi De Mossi in Comune: il Premio Mangia 2023 viene assegnato al professor Angelo Riccaboni su proposta della Civetta. E le medaglie di civica riconoscenza (non attribuite invece lo scorso anno mentre il Mangia andò ad Alice Volpi) saranno consegnate il 15 agosto a ’I Ragazzi del ’53’ e a Ciro Castelli, candidati rispettivamente da Nicchio e Valdimontone. La scelta è stata assunta prima di cena dal Comitato ristretto, dove ’debuttavano’ il rettore dell’Università Roberto Di Pietra e il rettore del Magistrato delle Contrade Emanuele Squarci, di concerto con il sindaco e la presidente del Gruppo stampa autonomo di Siena Giovanna Romano. Successivamente confermata dal Concistoro, che si è riunito invece alle 21.
Angelo Riccaboni, dunque, è il nome eccellente che verrà premiato con il Mangia il 15 agosto. Professore ordinario di Economia aziendale a Siena dal 1999, è stato rettore dell’Ateneo senese dal 2010 al 2016 portandolo fuori da una grave crisi sia economica che reputazionale. Ha partecipato a governance internazionali, nazionali e locali organizzando nella nostra città iniziative in materia aziendale e di promozione dell’innovazione quali ’Agri Food Next’ e ’Siena Food innovation’, per esempio, promuovendo i temi della sostenibilità. Fra le sue creazioni il Santa Chiara Lab che Riccaboni guida.
La medaglia di civica riconoscenza va poi a ’I Ragazzi del ’53’ che, grazie alle loro 21 opere teatrali, hanno potuto fare tanta beneficenza erogando contributi per 100mila euro destinati alla nostra provincia ma anche all’estero acquistando dispositivi elettronici non coperti dal servizio sanitario nazionale.
L’altra medaglia va a Ciro Castelli , uno dei maggiori esperti italiani di restauro della parte lignea dei dipinti su tavola che attraverso la sua azione di tutela di importanti opere d’arte ha portato in alto la nostra città e le Contrade. Castelli, che è nato in via Roma, ha iniziato la collaborazione con la Soprintendenza di Firenze per gli interventi sulle opere danneggiate dall’alluvione del ’66. Per 38 anni ha lavorato all’Opificio delle pietre dure.