Il manager, la poesia e il genio di Rosai

Adamo Biancucci presenta il volume ’Come l’onda per le conchiglie’: "Così ci siamo ‘parlati’ a distanza"

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Un dialogo che attraversa un secolo. È quello che è avvenuto tra le opere di Ottone Rosai, tredici disegni realizzati tra il 1920 e il 1927, e quindici poesie scritte da Adamo Biancucci, che a quei disegni si è ispirato per comporre oggi i suoi versi. Si intitola ‘Come l’onda per le conchiglie’ ed è l’opera prima di Biancucci, manager bancario di formazione umanistica, che scrive poesie da sempre e adesso ha dato a questa passione la forma di una raccolta di sessantaquattro pagine, pubblicata da Editoriale Giorgio Mondadori.

Il volume è stato presentato nella Sala della Suvera all’Accademia dei Rozzi, nel corso di un incontro al quale hanno preso parte Giovanni Faccenda, storico dell’arte e curatore dell’Archivio Ottone Rosai, e Carlo Motta, responsabile editoriale Giorgio Mondadori. A scrivere l’introduzione è stato infatti lo stesso Faccenda, che afferma: "C’è qualcosa di rosaiano nei versi, colmi di introspezione e di umanità, di Adamo Biancucci. La scelta di alcune eccellenze assolute, fra i disegni di Rosai degli anni Venti, intende dunque dare conto di un’affinità elettiva che lega, curiosamente, due temperamenti fra loro tanto diversi". Un incontro tra due sensibilità affini, separate dal tempo ma riunite nell’arte. Un protagonista assoluto della pittura figurativa italiana del primo Novecento e un raffinato poeta contemporaneo.

"La poesia – racconta Biancucci – è un’incursione nella propria anima e un viaggio, allo stesso tempo, lontano da sé; forse una fuga in un posto dove sentirsi quello che non sei. La poesia non è di chi la scrive ma di chi riesce ad amarla. E’ una speranza, e i grandi poeti, con essa, ci hanno lasciato in eredità il mondo. Non so se la poesia - ma si potrebbe dire la cultura o forse proprio la bellezza - lo riuscirà a salvare davvero il mondo, ma sicuramente chi lo ha sempre minacciato, di poesie, non ne ha lette abbastanza". Tre le fonti di ispirazione, Biancucci ricorda infine una celebre frase di Kahlil Gibran: "Anelo all’eternità perché lì troverò i miei quadri non dipinti e le mie poesie non scritte".

Dal disegno alla parola, quindi, da immagini rappresentate a immagini evocate, quel dialogo a distanza ha prodotto una lirica limpida, con una straordinaria capacità di coinvolgere il lettore, che l’Accademia dei Rozzi ha presentato al pubblico senese.

Riccardo Bruni