ORLANDO PACCHIANI
Cronaca

Il giramondo Rosario sceglie Siena: "Finalmente la mia famiglia è qui"

Dopo la moglie e il figlio minore, ha vinto la battaglia legale per far arrivare anche il maggiore "Amo questa città. Mi dicevano che ero un’artista quando vendevo i fiori con i colori delle Contrade".

La foto di archivio di un venditore di rose: fino al 2016 a Siena era facile incontrare Rosario

La foto di archivio di un venditore di rose: fino al 2016 a Siena era facile incontrare Rosario

Se chiedete a un senese chi sia Mollah Nurul Islam, anni 53, proveniente dal Bangladesh, probabilmente riceverete in risposta uno sguardo interrogativo. Ma se invece domandate, allo stesso senese, se conosce Rosario, la risposta sarà in molti casi affermativa e sottolineata da un sorriso. Perché Rosario, appunto all’anagrafe Mollah Nurul Islam, per anni ha accompagnato le serate senesi con i suoi mazzi di rose, talmente variopinti da avere anche i colori delle Contrade. Gli suggerì quel diversivo Pietro Mele, che lo prese a cuore e ancora oggi è tra coloro che lo aiutano dopo che è tornato in quella che considera la sua casa.

"Siena è il posto che amo e nel quale voglio vivere", dice il giramondo che è tornato da un paio di anni in città. Nel suo vagare, uscito a 20 anni dal Bangladesh, ci sono stati periodi in Russia, Germania, Belgio poi, dopo gli anni italiani (Roma, Arezzo, Siena), Inghilterra e Canada prima di tornare a Siena. Qui è riuscito a far arrivare tutta la famiglia: la moglie, il figlio minorenne e poi dopo, una battaglia legale, anche il grande, quando è riuscito a dimostrare (di fronte al ministero degli Esteri) che aveva continuato a garantire il suo sostentamento.

"Perché di nuovo a Siena? Perché questa è una città tranquilla di cui mi sono innamorato la prima volta che sono venuto e ho assistito al Palio di agosto nel 2003", dice ora. Parole dette con il sorriso sulle labbra, anche se alle spalle ha un paio di episodi tutt’altro che tranquilli. "Aggressioni per cui ricevetti tanto aiuto e solidarietà, dalle forze dell’ordine e dai cittadini", ricorda.

Ora ha cambiato mestiere, il tempo delle rose è finito ("anche se magari mi piacerebbe avere un negozio, potrebbe pensarci mia moglie..."). "Ora sono in un ristorante – racconta – ma sono sempre Rosario. Mi dettero questo soprannome quando iniziai a portare i fiori con i colori delle Contrade. Mi dicevano che ero un’artista". Nel 2016 ottenne la cittadinanza italiana e di quei momenti si ricordano le sue foto con bandierine e gadget vari. "Dopo tanti anni mi sento italiano – dice – e a dire la verità mi sento molto senese".

Anche per questo si è battuto tanto per riunire tutta la famiglia qua. "Il Bangladesh è ancora in una situazione di povertà – afferma – anche se le cose stanno migliorando. Ma sento che il mio posto nel mondo è qua, per questo ho voluto che riuscisse a raggiungerci anche mio figlio più grande. Ora sta cercando lavoro, è il primo passo perché anche lui riesca a portare qua sua moglie. Sono fiducioso, penso che si sistemerà tutto".

E lo dice con un tono talmente tranquillo che c’è da credergli. Forse sarà perché in vita sua ne ha viste mille: gli adattamenti a Paesi anche tanto diversi tra loro, la sfilza di lavori ricominciando ogni volta da capo ("in Canada sono stato a Montreal, Toronto, Vancouver, Saskatchewan"), la lontananza per tanti anni dai suoi affetti più cari.

E le idee più disparate. "Quando iniziai a vendere fiori? Nel 2006, quando l’Italia diventò campione del mondo. Poi arrivò l’idea delle Contrade". E da allora per dieci anni non si è più fermato, fino alla decisione di provare altre avventure all’estero nel 2016. Ma il richiamo di Siena era troppo forte. E qui, ancora, Mollah Nurul Islam è per tutti Rosario.