"Il destino del Monte non è ancora scritto Il Governo pensi a una strategia nuova"

Fabio Petri, presidente di Cna e Artigiancredito: "Nella trattativa con UniCredit manca la visione, si pensa solo a ripulire la banca. Orcel vuole solo regali, deve prendersi anche i rischi. L’Italia ha bisogno del terzo polo, Cassa Depositi e Prestiti è la soluzione"

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di Pino Di Blasio

Fabio Petri, presidente Cna Siena e presidente Artigiancredito, il più grande consorzio fidi in Italia nato dopo le nozze tra Emilia-Romagna e Toscana, è convinto che il destino del Monte dei Paschi non sia già scritto. Anche se la politica ha reagito in ritardo, anche se le nuove proposte sono state formulate quando altre strade erano chiuse, c’è ancora una possibilità di far pesare la voce delle imprese e del territorio. "Le piccole e medie imprese, non solo senesi e toscane - è la premessa di Petri - sono preoccupate per l’evoluzione della tratativa tra Governo e UniCredit. Non c’è solo un problema di esuberi, che è grave per migliaia di posti di lavoro a rischio. C’è anche la stretta grave del credito alle imprese. Perché il Monte ha rappresentato da sempre un punto di riferimento per il nostro mondo".

I guai del Monte sono cominciati quando ha perso di vista la sua mission originaria?

"Le piccole imprese sono l’ossatura di questa provincia, della Toscana e di tutto il Paese. Rappresentano il 95% dei fatturati e della produzione e anche in Europa i numeri sono alti. Se guardiamo alla zavorra dei crediti deteriorati, uno dei mali peggiori per Mps, l’incidenza della crisi delle piccole imprese è stata molto minore rispetto ai numeri delle grandi aziende. Anche perché il sistema dei fidi, con la sinergia tra Monte, Artigiancredito Toscano e consorzi, ha evitato con le garanzie che quei crediti diventassero marci".

Qual è la parte della trattativa che la preoccupa?

"La mancanza assoluta di una visione strategica per il Monte. Non si comprende cosa vogliano fare della banca. La trattativa è partita ad agosto e ci si sta muovendo, da parte del Governo, per cercare di rendere più appetibile Banca Mps. Si arricchisce la dote di una sposa non attraente per convincere un partner dubbioso".

Perché questo allarma le piccole imprese?

"Negli ultimi dieci anni in Toscana abbiamo assistito alla polarizzazione delle banche e alla nascita di due grandi gruppi. Le banche toscane sono state inglobate. E le piccole imprese non rientrano nelle visioni di Intesa Sanpaolo e UniCredit. C’è stato un arretramento dai territori, i centri decisionali si sono spostati tutti al Nord. E quello che sta accadendo attorno al Monte ricalca questo copione".

Anche lei vorrebbe un terzo polo bancario?

"Il terzo polo è una necessità non solo per Siena e la Toscana, ma per tutto il Paese. Serve una banca focalizzata sulle imprese piccole e medie. Anche se Mps non dovesse essere il fulcro di questo terzo polo, il Tesoro dovrebbe porsi il problema. E allora perché non sfruttare la banca della quale si ha già il 64%?".

Il presidente della Regione Giani è tornato a proporre una banca interregionale, con Fondazioni e consorzi fidi dentro..

"Un Monte dei Paschi nell’Italia centrale l’avevo proposto io, mesi fa, prima che partisse la trattativa con UniCredit. Il presidente Giani fa bene a tenere alta l’attenzione, ma mi sembra una proposta tardiva. Il Monte ne ha buscate tante nella sua lunga vita, ma ha dimostrato una resilienza incredibile. Andava messa a frutto questa capacità, scendendo in campo con Cassa Depositi e Prestiti. Con il Governo che non esce dal capitale di Mps come se scappasse, ma investe sul futuro, con una visione diversa per altri tempi".

Non è troppo tardi anche per questo?

"Banca Mps ha ripreso fiato, ha ricominciato a produrre utili. Il recinto che ho in mente è più ampio delle regioni centrali. Perché è il Paese che ha bisogno del terzo polo bancario. Cassa Depositi e Prestiti potrebbe prendersi la maggioranza del Monte e darle una specializzazione per la piccola impresa che manterrebbe tante cose a Siena. Ricontrattando con l’Europa i tempi ma basandosi si una nuova visione".

La condizione essenziale è il fallimento della trattativa...

"Il ministro Franco ha detto che non sarà un’operazione fatta a ogni costo. Ma quali sono le richieste del Mef? Finora si sono preoccupati solo di ripulire il Monte. Andrea Orcel vorrebbe il Monte dei Paschi ripulito e senza Siena e questo non è accettabile. In una operazione di mercato, UniCredit deve prendersi anche i rischi, non solo i regali".