Il cavaliere senese senza tempo di Bruno Marzi

Nel drappellone dipinto per il 2 luglio 1950 la senesità esplode con simboli e immagini

Passato e presente si incrociano sempre nell’evoluzione dei drappelloni: oggi ci piace ricordare il cavaliere senese senza tempo, l’assoluto protagonista del dipinto da Bruno Marzi per la carriera del 2 luglio 1950. Una senesità che ormai, dal secondo dopoguerra, esplode con simboli e immagini, andando a ritrovare antiche glorie con un pizzico di retorica ma anche tanto affetto per la città e le sue tradizioni. Non mancano a margine altri simboli: alle spalle ecco la balzana che occhieggia sicura, mentre si intravede il carroccio e una accennata ed esile Torre del Mangia, che come sempre guarda e difende la città da ogni possibile attacco. La Madonna di Provenzano, realizzata con evidente classicità, si fa circondare dai simboli delle dieci Contrade che si contendono l’opera di Bruno Marzi, in una simbologia che ci appare abbastanza originale e non priva di un certo significato allegorico. Una cornice di alabastro segna di solennità tutta l’opera che è in evidente overdose di retorica, ma realizzata con stile e con mano sicura. Per rivedere l’opera di Marzi non resta che andare nel museo della Contrada dell’Onda, dopo la corsa vittoriosa di Gioia e Ciancone con la mano sicura ed esperta del capitano Dario Neri.

Massimo Biliorsi