Pino
Di Blasio
Il punto di svolta sta però nel fatto che il quadro è nelle mani dei carabinieri del Nucleo Tutela patrimonio artistico. E per quanto si possa disquisire sui sofismi di periti, su candele apparse miracolosamente, su ritrovamenti in ville abbandonate o sulle copie realizzate da laboratori, ora disconosciuti da Sgarbi, ci saranno prove inoppugnabili sulla provenienza del quadro di Rutilio Manetti. Se il frammento ritrovato nel castello di Buriasco in Piemonte, dove quell’opera è stata rubata nel 2013, combacerà con l’opera sequestrata al sottosegretario alla Cultura, sarà complicato parlare di coincidenze, copie o altri escamotage che in questa brutta storia si stanno moltiplicando.
Perché insistiamo a Siena a parlare di un’inchiesta aperta a Macerata, su un quadro che sarebbe stato rubato in Piemonte ed esposto a Lucca tre anni fa? Perché, dietro gli articoli e i servizi del Fatto Quotidiano e di Report, ci sono tanti protagonisti senesi, palesi o dietro le quinte. Che hanno fatto lievitare un’indagine, che potrebbe portare anche a un rimpasto nel Governo. Il primo senese è Rutilio Manetti, pittore del Seicento e autore de ’La cattura di San Pietro’. Dopo questo giallo rivivrà momenti di gloria, non è mai stato così citato in oltre tre secoli. Il secondo protagonista è Alessandro Bagnoli, storico dell’arte, che in tv ha parlato delle opere di Manetti e dei dettagli dei quadri confrontati. Il terzo è Marco Ciampolini, altro storico dell’arte, coautore con Vittorio Sgarbi del catalogo della mostra a Lucca, che suffraga la tesi di quel quadro che sarebbe stato ritrovato nella villa Maidalchina, in provincia di Viterbo. Il quarto è Jacopo Carli, restauratore intervistato da Report, che ha svelalto altri dettagli per distinguere il dipinto dalle copie ricreate nel laboratorio di Correggio. C’è anche un altro protagonista, Tomaso Montanari, rettore dell’Università per Stranieri, che ha fatto da consulente per il Fatto Quotidiano, giornale di cui è collaboratore. La parola definitiva verrà dalle perizie sul quadro. Ma il giallo è una nuova grana per il Governo Meloni. Il ministro della Cultura Sangiuliano starebbe spingendo perché Vittorio Sgarbi lasciasse il dicastero in attesa dell’epilogo dell’inchiesta. Ma lui sarebbe decisamente contrario.