
"I tre pm non hanno nascosto nulla" Genova vuole chiudere il caso Rossi
di Pino Di Blasio
"La prima evidenza è che è chiara la convinzione della procura di Genova che non è mai stato commesso alcun reato da parte dei pm senesi. L’ipotesi di accusa era di aver omesso di attestare con un verbale il primo accesso nell’ufficio di David Rossi e che in tale occasione i pm avrebbero toccato e spostato oggetti senza redigere un verbale. La richiesta di archiviazione è lapidaria: L’indagine ha permesso di accertare che tutto quello che è stato rinvenuto nel corso del sopralluogo è stato acquisito agli atti del procedimento e quindi nulla è stato occultato". Il procuratore aggiunto Nicola Marini affida a delle considerazioni ponderate il commento del giorno dopo alla richiesta di archiviazione della procura di Genova per le contestazioni fatte ai tre pm dell’inchiesta sulla morte di David Rossi. OItre a Marini, Antonino Nastasi e Aldo Natalini. Ora toccherà al gup genovese decidere, tra qualche mese, se accogliere o meno la richiesta.
"L’indagine genovese ha fatto definitivamente chiarezza - aggiunge Marini - su altri due pretesi ’misteri’ che tali non sono. Le foto e i filmati che sarebbero ’spariti’ dal fascicolo della procura, scomparsa emersa in una trasmissione ’Non è l’Arena’ di Massimo Gilletti, non erano mai stati trasmessi dalla questura alla procura, che aveva inviato ai pm solo le foto giudicate migliori. Come scritto nella richiesta non v’è stata alcuna sparizione o sottrazione di materiale fotografico. L’altra questione è legata alla cancellazione di immagini dalla pen drive, relativa ai video di una telecamera che ritraeva due soggetti uscire dalla Banca. Le indagini hanno accertato che la cancellazione risale sicuramente a prima che la pendrive venisse trasmessa dalla questura alla procura".
L’ultimo appunto del procuratore Marini tocca i presunti festini hard. "La richiesta di archiviazione ribadisce il giudizio della procura di Genova sulla inattendibilità sia intrinseca (il teste si è espresso in termini generici e imprecisi), sia estrinseca (i pochi elementi forniti dal dichiarante non hanno trovato alcun riscontro) della persona che aveva parlato". Ovvero il sedicente escort, poi identificato dai magistrati come Matteo Bonaccorsi, audito anche dalla commissione d’inchiesta parlamentare.
Fin qui le dichiarazioni ufficiali, dopo la novità della richiesta di archiviazione. Che però va letta in controluce, perché da un lato afferma chiaramente che i tre pubblici ministeri non hanno occultato nessun indizio e non hanno commesso nessun reato. Ma dall’altro non dà la versione definitiva su chi sia entrato prima nell’ufficio di David Rossi la sera del 6 marzo, su chi abbia cancellato quelle immagini dalla seconda pendrive, su cosa voglia dire in termini giudiziari, la parola ’manipolare le prove’ che i procuratori di Genova hanno usato nella loro richiesta. E’ proprio sul termine ’manipolare’ che si focalizza l’ultimo commento del procuratore Nicola Marini. "L’uso del termine - dichiara - riferito all’azione dei magistrati è improprio e generatore di equivoci. Manipolare indica anche un’azione diretta ad alterare o falsare dati, mentre le risultanze investigative hanno escluso in modo categorico che i pm abbiano, anche minimamente, alterato o falsato alcunché, avendo compiuto atti che rientravano nell’esercizio delle loro funzioni". Siamo però ai dibattiti lessicali, che non cambiano la sostanza della situazione. La procura di Genova vorrebbe chiudere definitivamente la telenovela delle inchieste sulla morte di David Rossi. Da qui la richiesta di archiviazione nei confronti dei tre pm. Per ora sembra un’llusione quella dei procuratori Vittorio Ranieri Miniati e Francesco Pinto. In Parlamento starebbe per nascere una nuova commissione d’inchiesta.