Guido Nannini, la sua storia è un romanzo

Domani in tribunale contro i suoi fratelli Alex e Gianna per l’eredità di Belriguardo. "Mi sento tradito. Vivo tra Siena, Monaco e Brasile"

Guido Nannini, figlio maggiore di Danilo e Giovanna, è l’autore di un romanzo immaginario,

Guido Nannini, figlio maggiore di Danilo e Giovanna, è l’autore di un romanzo immaginario,

Siena, 23 ottobre 2019 - Nannini, una storia di dolcezze e di veleni. Domani, alle 11, nella sezione civile del Tribunale, inizia il processo avviato da Guido, il fratello maggiore, contro Gianna e Alessandro: oggetto del contendere l’eredità di famiglia e la Certosa di Belriguardo, la splendida residenza della famiglia, già set di spot pubblicitari e film, scenario ideale di una famiglia felice. Storie amare, perché la realtà può essere lontana dalle fiabe.

Intanto Guido Nannini si racconta in un romanzo. ‘Guido Nannini. In Brasile invece di uccidere’, tratto da una storia vera. 200 pagine, editore Zirzameen Press di Brian H. Appleton, Usa, pubblicato in inglese, portoghese, spagnolo, francese. La versione in lingua italiana del libro è acquistabile su Amazon. Nannini, un nome sinonimo di una delle nostre migliori aziende dolciarie, oggi non più gestita dalla famiglia. 

Perché un libro?

«Nasce come necessità e terapia dell’anima. L’editore è americano».

Lei, a Siena, è sempre stato considerato il fratello più irrequieto.

«Non mi interessa come sono considerato a Siena, anche se molti mi vogliono bene. Non sempre si è ‘profeti in patria’».

Cosa racconta?

«Giulio, il protagonista, parla della sua ricca e avida famiglia Soldini di Siena. Il libro immaginario ha preso spunto da fatti realmente accaduti».

La moda, un’azienda di dolci: perché si è separato dalla famiglia?

«Con mio padre Danilo e mio zio Aldo non ci siamo capiti. Avevo venti anni, buone idee e volontà. Mi avevano dato in affitto d’azienda la Pasticceria Conca d’Oro che languiva; in tre anni, aumentai il giro di affari di cinque volte. Poi mi tolsero la gestione».

Poteva restare.

«Non ho continuato nell’azienda di famiglia, che amavo, perché mi è stato impedito di lavorarci e di vendere i prodotti. Non essendoci spazio operativo o creativo, ho lavorato come innovatore di prodotto per Fiorucci Moda a Milano. Poi Maurizio Gucci mi affidò lo sviluppo dei suoi negozi in Svizzera che aprii a Saint Moritz e Lugano».

Dove vive?

«Fra Siena, Lucca, Costa Azzurra e Porto Seguro in Brasile».

Il suo lavoro?

«Adesso scrittore. Il mio editore californiano vorrebbe cedere i diritti del libro per un film».

Suo padre è scomparso dodici anni fa. I rapporti?

«Quasi inesistenti. Non sono mai stato d’accordo con le sue idee aziendali e di vita. Adoravo mio nonno Guido: una leggenda di creatività e lavoro».

Quelli con Alex e Gianna?

«Non li perdono di avermi escluso e, così, anche mio figlio. Facile affittare l’azienda creata dal nonno, invece di lavorarci. Una volta si sentiva l’odore dei budini appena sfornati a cinquanta metri dalla Conca d’Oro».

Con mamma Giovanna?

«Nel libro c’è un bel paragrafo sulla madre di Giulio».

Il rapporto con Siena?

«Ha perso un buon imprenditore che poteva dare lavoro e lustro. Amo Siena come una buona madre. Spesso ritorno. Ho tanti amici che mi vogliono bene. Mi piacerebbe frequentare il Bruco, la Contrada mia e di mio figlio».

Come si considera?

«Mi sento tradito. Mi immagino che l’appropriarsi di ciò che non è proprio, non faccia stare bene nessuno».

Per il resto?

«Felice, fortunato e protetto. Vivere bene è la migliore vendetta».