Gli errori di tutti Non continuiamo a commetterli

Pino

Di Blasio

Sono inequivocabili, nonostante i tentativi di interpretarli, di ripetere come un ritornello che Siena è tra le province meno colpite, meno infettate, meno a rischio. Le cifre dicono tutt’altro: negli ultimi 30 giorni i contagiati hanno registrato numeri che non avevano mai toccato in primavera. E anche i morti, nonostante l’azienda ospedaliero-universitaria si premuri di precisare che si riferiscono a un periodo di due mesi, che alle Scotte non ci sono state 13 vittime in due giorni, ma in 50, sono molti di più di quelli di maggio. La prima ondata si era chiusa con 5 morti al Policlinico, la seconda ha già costretto la direzione delle Scotte a raddoppiare l’area Covid e prevedere 180 posti per i contagiati gravi. Al conto bisogna aggiungere i reparti aperti in fretta e furia negli ospedali della provincia, da Nottola ad Abbadia e Campostaggia. Da una settimana si viaggia al ritmo di un centinaio di positivi al giorno. E ogni contagiato trasmette il virus a due persone, in una spirale che tende sempre più verso l’alto.

Di chi è la colpa? Di tutti, nessuno escluso, neanche chi scrive. Abbiamo coltivato l’illusione che il nemico era sconfitto, che proprio a Siena avevamo trovato le armi per cancellarlo, che eravamo stati così virtuosi da marzo a giugno da pensare che avevamo già gli anticorpi che avrebbero scacciato il Covid. E anche quel dilemma che ha scandito la pandemia, ripetuto da Trump fino al piccolo commerciante, tra il morire per il virus o morire di fame, è la prova di quanto siamo stati ciechi. In primavera abbiamo controllato il virus, perché avevamo paura, in autunno rischiamo di esserne sopraffatti perché non lo temiamo. Adesso basta con i commenti amari di chi si è ritrovato rosso mentre sperava di tornare giallo. Ricominciamo ad avere paura per riprendere quelle armi che avevano fatto arretrare il nemico. Da subito.