La conferenza stampa dell’amministrazione comunale era terminata da poco, quando il presidente della Regione Eugenio Giani ha annunciato lo stato di emergenza regionale per sei province, compresa quella senese, "per garantire rapidi interventi e assistenza", auspicando anche il riconoscimento dello stato di calamità nazionale. Poco prima, il sindaco Nicoletta Fabio aveva testimoniato "le situazioni di serio disagio che abbiamo riscontrato, da Massetana, a Marciano, a San Miniato. Da subito hanno lavorato senza sosta il personale nostro e delle forze dell’ordine, ma anche tanti volontari, negozianti e semplici cittadini: si sono potute toccare con mano solidarietà e disponibilità di fronte a un evento straordinario".
Insieme all’assessore alla protezione civile Barbara Magi delinea un obiettivo concreto ("superata l’emergenza, dovremo ragionare sulla situazione di Massetana Romana e su alcune criticità, come quella dei tombini evidenziata a San Miniato", dicono sindaco e assessore), annuncia la richiesta di ristori per chi ha subìto danni appena sarà possibile e evidenzia alcune storture nel sistema di allerta: "Qui non erano segnalati particolari problemi, l’allerta arancione era per alcune zone della Valdelsa". Anche se, aggiunge Lorenzo Pampaloni del servizio Protezione civile, "ci eravamo preparati per l’utilizzo di mezzi e personale come se l’allerta fosse arancione".
Così come intenso è stato l’impegno della Polizia municipale: "Quattro pattuglie sono state in strada a cercare di risolvere ogni tipo di criticità fino alle 3 del mattino – afferma il comandante Alfredo Zanchi –, in particolare nelle strade coinvolte da frane e smottamenti". L’assessore Magi sottolinea anche la disponibilità fornita da Sei Toscana ("il direttore Paglia ha messo subito a disposizione l’azienda, con squadre di operai aggiuntive per intervenire nei luoghi più critici") e anche il confronto avuto con il Consorzio di Bonifica: "Ho fatto notare loro alcune criticità, ma la replica è stata che in alcuni casi, in particolare in Massetana, più che le opere di pulizia, bisognerebbe guardare a dove si è costruito, in zone potenzialmente pericolose".
Imponente anche lo sforzo della Protezione civile. "All’Acquacalda – spiega Ezio Sabatini – siamo stati impegnati a lungo per liberare un garage da 400 metri quadri con tre idrovore".
Orlando Pacchiani