
Il prefetto di Siena Maria Forte
Siena, 8 luglio 2020 - Concreta. Una persona tosta, la definisce chi l’ha vista a lavoro. Fortemente convinta che il ruolo del prefetto sia quello di stare vicino alla gente e di presidiare. E’ il biglietto da visita del nuovo numero uno del palazzo del Governo a Siena, Maria Forte, 60 anni, romana, "felicemente sposata" sottolinea. Nominata al termine della riunione fiume del Consiglio dei ministri. Laureata in giurisprudenza, parla bene inglese e francese, è stato vice capo di gabinetto alla prefettura di Padova. Un’esperta per quanto riguarda regolamenti e decreti ministeriali attinenti all’amministrazione della pubblica sicurezza. Il primo incarico come prefetto nel 2017 a Reggio Emilia dove si è occupata, tra l’altro, del fenomeno delle infiltrazioni mafiose. "Sono abituata a documentarmi molto e a parlare con cognizione di causa", aveva detto al suo arrivo interpellata sull’argomento. Una linea che ha conservato tenendo sempre la guardia alta. Basta pensare che solo nel maggio scorso aveva presentato l’osservatorio sull’accesso al credito per monitorare le richieste di finanziamento avanzate dalle imprese relative ai fondi stanziati dal Governo nel Decreto liquidità. "Occuparmi dell’emergenza economica perché molte imprese sono in difficoltà? Credo che chi mi ha preceduto a Siena abbia ben curato tale aspetto. Non potrò che proseguire il lavoro avviato. Effettivamente – spiega il prefetto Forte – l’emergenza sanitaria ci lascerà in eredità una contingenza economico-finanziaria molto complessa che si affronta solo con la collaborazione di tutti". Parola magica per le orecchie dei senesi, collaborazione. Sinergia. Condivisione ma ciascuno nel suo ruolo. «Non so ancora quando mi insedierò – spiega Forte –, non ho ricevuto indicazioni dal ministero. Probabilmente entro il mese, forse prima". Racconta che Siena la conosce solo come turista, essendo tra l’altro appassionata di territori ricchi di arte. "Felicissima – confessa – di venire in una città prestigiosa, lo è da sempre anche per la nostra carriera. Contenta di poter conoscere, anche più a fondo come istituzione, ciò che ho appunto visto solo durante le visite non solo nella città ma anche in altre località. Il Palio? No, quello non l’ho mai visto". Se si chiede cosa porterà del bagaglio di esperienza di Reggio Emilia nella nostra realtà, che è ben diversa, non esita: "Il comune senso di collettività e l’alto livello di vita quotidiana. Stimolo per chi deve rappresentare lo Stato a fare in modo che venga mantenuto", annuncia Forte. Che apprezza la cultura senese, "di livello elevatissimo", come pure le eccellenze gastronomiche. "Con il prefetto Gradone – conclude – ci conosciamo, lavoravamo insieme al ministero. Nelle prossime ore ci sentiremo in modo più approfondito".