Fontana viene eletto al Csm Crediti Mps, ritardi all’orizzonte

L’ingresso del pm di Milano tra i 20 magistrati togati potrebbe far dilatare i tempi del procedimento

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Si prospettano possibili ritardi all’orizzonte nel procedimento sui crediti deteriorati che vede indagati gli ex vertici di Banca Mps, Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, l’ex presidente Massimo Tononi, oggi alla guida di Banco Bpm, l’ex dirigente Arturo Betunio e la stessa banca, iscritta in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. Le indagini condotte dalla Procura di Milano, sono state concluse e, dopo i tempi tecnici per la presentazione delle memorie difensive, la palla passerà al gip. Ma i tempi potrebbero dilatarsi. Uno dei due pm che ha condotto le indagini, Roberto Fontana è stato infatti eletto, da indipendente, nel Consiglio Superiore della Magistratura per la categoria dei pubblici ministeri con 675 preferenze.

Fontana dovrà quindi sospendere le sue funzioni da magistrato inquirente e lasciare l’incarico all’altro pubblico ministero cotitolare dell’indagine sui crediti deteriorati di Mps, Giovanna Cavalleri che, vista la mole dell’indagine, potrebbe essere affiancata da un’altro magistrato. Fontana è pm da otto anni, attualmente coordinatore del dipartimento reati economici della procura di Milano, prima è stato giudice civile: una carriera trasversale.

È stato proprio Fontana insieme alla collega a chiudere nei giorni scorsi l’inchiesta sul terzo filone del caso Mps riguardante la contabilizzazione dei crediti deteriorati a bilancio tra il 2014 e il 2016. Tra le ipotesi di reato, a vario titolo per gli indagati ci sono false comunicazioni sociali e manipolazione del mercato. Anche l’istituto di Rocca Salimbeni è indagato per la legge 231 sulla responsabilità amministrativa degli enti.

Il filone di inchiesta sui crediti deteriorati era stato aperto dal gip Guido Salvini, che aveva rigettato la richiesta di archiviazione dei tre pm. Da lì è arrivata la perizia Bellavia-Ferradini, oltre 6mila pagine, disposta per verificare la corretta contabilizzazione delle rettifiche in base ai risultati di tre ispezioni di Bankitalia e Bce tra il 2012 e il 2017. I due professionisti avevano concluso che, tra il 2012 e il 2015, il Monte dei Paschi non aveva contabilizzato tempestivamente nei bilanci rettifiche su crediti per 11,42 miliardi di euro.