
Il presidente della Fondazione Mps, Carlo Rossi insieme a Marco Forte, direttore generale
Siena, 22 aprile 2022 - Di certo, per ora, c’è che martedì 26 la Fondazione Monte dei Paschi approverà un bilancio da record che nei numeri richiama quelli dei tempi d’oro: 160 milioni di euro di utili. Ma c’è ovviamente una spiegazione tecnica: come ha ricordato il ministero dell’Economia e finanze, i proventi dalle transazioni, tra cui i 150 milioni provenienti da quella con Banca Monte dei Paschi, devono essere inseriti nel conto economico e conferiti al patrimonio solo nei termini di legge, perché si tratta di una sopravvenienza attiva e così va contabilizzata. Il patrimonio della Fondazione dovrebbe essere comunque ora salito intorno a 560 milioni di euro.
Non ci sarà in ogni caso una pioggia di utili come in passato, perché una parte sostanziosa sarà destinata, per esempio, a fondi di riserva o a capitoli di spesa pluriennali. Ma di certo è prevedibile un aumento rispetto ai 9 milioni di euro impiegati lo scorso anno, quando gli utili avevano superato i 30 milioni (anche in quel caso grazie prevalentemente alla transazione con Nomura). E tra le spese messe in cantiere da Palazzo Sansedoni ci saranno anche gli 8 milioni per l’acquisto della palazzina ex Siena Biotech che ospita Tls, al Petriccio. Questo per quanto riguarda la vita ordinaria della Fondazione, perché poi resta al momento aperta la partita delle nomine. Lo stallo è sulle richieste del Comune, storicamente detentore del potere di indirizzare le scelte (certificato anche da un sostanziale diritto di veto sull’elezione della deputazione amministratrice, con i propri quattro voti) ma che ora chiede tre posti: due in deputazione, Monica Barbafiera probabile vice e Alessandro Manganelli, uno alla guida del collegio dei sindaci revisori. Ed è proprio quest’ultimo il nodo del contendere.
Alcuni deputati generali, nel corso dell’ultimo incontro informale, hanno chiesto continuità su questo fronte, con la conferma di Giacomo Brogi. Da Palazzo pubblico si replica che Gasperini alla presidenza del collegio darebbe al Comune un potere più alto di controllo. Ma le posizioni per ora non si sono avvicinate, almeno sulla carta perché ancora non sono stati effettuati vertici tra gli enti nominanti. È vero che i deputati da statuto hanno totale autonomia (si ricorderà come il presidente Clarich rimarcava questo aspetto ogni volta che poteva, in polemica con il Comune allora a guida Pd), ma nella pratica il legame tra nominanti e nominati è saldo, soprattutto nel caso degli enti politici come il Comune.
Ieri i quattro membri della deputazione generale - Monica Barbafiera, Margherita Anselmi Zondadari, Alessandro Manganelli e Riccardo Baccheschi – si sono incontrati con il sindaco De Mossi, per inquadrare la partita delle nomine. Se non ci sarà la fumata bianca nella prima tornata, il regolamento della Fondazione stabilisce alcuni passaggi per la riconvocazione della seduta e le normative per eventualmente variare la lista da mettere in votazione. Uno stop nelle procedure aprirebbe scenari inediti.
Nel consiglio comunale del 27 aprile approderà, tra l’altro, una mozione di Paolo Salvini della Lega e Maria Concetta Raponi di SiAmo Siena, nella quale si auspica un "consenso il più possibile unitario" e si esortano "tutti i portatori di legittimi interessi nella determinazione del futuro della Fondazione ad adottare ogni opportuna iniziativa volta a scongiurare il rischio di stalli decisionali, che potrebbero portare persino allo scenario di un commissariamento dell’ente, prospettiva che deve essere scongiurata a tutti i costi".