
"Mia figlia minorenne ha dichiarato la propria omosessualità. E ora il padre, mio ex convivente, non vuole più sapere di lei". Inizia così la delicata vicenda che una donna, madre della ragazzina, ha deciso di raccontare per le nostre pagine. Una storia che ha origine da un contesto già di per sé complicato ad ascoltare le parole di Maria (nome di fantasia per tutelare la minore) residente nella nostra provincia. "Ci fidanzammo e dalla nostra unione nacque la bambina. Un quadro da considerare normale, almeno per un anno e mezzo. In un successivo periodo invece il padre cominciò a mostrarsi manesco nei miei riguardi. Uscii da casa".
"Le nostre vite si divisero e la piccola rimase con il padre e con la nonna. Ma personalmente, nel tempo, non le ho fatto mancare alcunché. Tutto proseguiva tra alti e bassi nel nostro rapporto, mio e del padre, a distanza. Ho cominciato a lavorare anche al di fuori del comune di residenza, ma sono sempre rimasta vicina alle esigenze della piccola, dalla scuola alle altre attività ricreative da lei frequentate". Maria si ferma un attimo. Interrompe brevemente la narrazione per concentrare le sue attenzioni su quello che definisce l’evento scatenante del drammatico caso. Una questione della quale, spiega, sono a conoscenza le assistenti sociali del suo territorio. E poi, riguardo alla vicenda nel suo complesso, Maria ha presentato pure una denuncia ai carabinieri. "A un certo punto mia figlia mi ha detto che ‘babbo e nonna mi vogliono portare in collegio’. Tutto era avvenuto proprio in seguito all’ammissione della mia bambina, ormai adolescente, di ‘sentirsi ragazzo’. Mi sono fermamente opposta a una decisione del genere, presa dal padre e dalla nonna per giunta senza consultarmi. Adesso mia figlia vive in una struttura. Ci vediamo in modo periodico, per alcuni giorni rimane in casa con me. Adesso, però, intendo rivolgere un appello: ho bisogno di un professionista che si prenda cura del caso dal punto di vista legale, in modo che io possa tutelare pienamente i diritti di mia figlia. Mi sono rivolta al giornale perché voglio far capire all’opinione pubblica che non è una ‘a’ oppure una ‘o’ a determinare l’amore. Difenderò e sosterrò sempre mia figlia. Ogni genitore dovrebbe a mio parere comportarsi così - conclude - a prescindere dall’identità sessuale della sua creatura".
Paolo Bartalini