
Siro De Flammineis
Siena, 17 marzo 2023 – Inchiesta sull’hub dell’immigrazione clandestina in Valdichiana che aveva contatti stretti con la Tunisia, torna libera l’infermiera di Chianciano finita ai domiciliari il 6 marzo scorso nell’ambito dell’operazione ’Ghost job’ della Finanza. La donna, 46 anni, proprio ieri ha ottenuto infatti dal gip Jacopo Rocchi la revoca della misura dopo l’interrogatorio di garanzia di lunedì scorso, fermo restando l’obbligo di dimora nel comune termale.
«Alla mia assistita è stato concesso di recarsi però a lavoro fuori da Chianciano – spiega l’avvocato Luigi Nicola Fiorino di Bologna – e dunque anche nelle Rsa dove prestava la sua attività. Durante l’udienza avevo evidenziato tra l’altro come veniva meno, nel caso della mia assistita, il rischio di reiterazione del reato essendo state sequestrate le quote di ’Assistenza Valdichiana’ con nomina di un amministratore giudiziario». Sequestro avvenuto perché, ad avviso del giudice, tutti i reati-fine della presunta associazione a delinquere sono stati commessi mediante la società di cui era amministratore unico e proprietario al 100% il 44enne campano ex compagno dell’infermiera.
Il materiale preso dalla Finanza durante le perquisizioni, coordinata dal procuratore Nicola Marini e dal sostituto Siro De Flammineis, è ampio. E servirà per chiarire le tante contestazioni rivolte, a vario titolo, ai tre arrestati e anche agli indagati. Un altro aspetto dell’inchiesta che tocca la pelle viva delle famiglie che si rivolgevano ad ’Assistenza Valdichiana’ per avere un aiuto con malati e invalidi, sarebbe il fatto che una decina di persone utilizzate come badanti oppure per l’assistenza domestica presso alcune famiglie venivano pagate in nero. L’organizzazione che faceva capo al 44enne campano in realtà favoriva, secondo gli investigatori, solo la permanenza in Italia di questi extracomunitari che non avevano il permesso per poter restare legalmente nel nostro Paese. E che non effettuavano alcuna prestazione per conto di ’Assistenza Valdichiana’. Nel corso del blitz sono stati trovati soldi dentro buste che servivano proprio per pagare lo stipendio delle badanti impiegate in nero.
Denunciato anche un extracomunitrario irregolare a cui la questura ha intimato di lasciare l’Italia entro 7 giorni. Segnalata alla procura anche una badante perché aveva e usava una falsa carta d’identità. Aveva esibito infatti una carta slovacca, qui risultava nata a Bratislava. Poiché comprendeva bene le conversazioni fra le badanti georgiane e l’interprete, la Finanza ha scoperto che la donna durante un controllo alla frontiera aerea di Bologna era stata identificata mediante passaporto georgiano.