
Al centro Fabio Rugani, insieme agli altri capitani, nella foto di Augusto Mattioli
"Per una magia così", dice, "Val la pena vivere" cantava Ligabue in Walter Il Mago. E sicuramente, nella sua complessa filosofia di vita, dove il Palio era un solo un elemento e forse nemmeno fra i più importanti, troviamo la magia di Fabio Rugani, capitano trivittorioso di Vallepiatta, qui in una splendida foto, e quanto mai significativa per luogo e momento, di Augusto Mattioli.
Perché Fabio Rugani si è talvolta, e per comodità espressiva, associato ad una specie di "scopritore delle stelle". Ma credo che sia stato un ben poco consistente alibi di chi non si spiegava certi successi, o certe trame, e lo guardava con mal rassegnata invidia. Rugani è stato capitano della Selva in due diverse occasioni. Dal 2 luglio 1970 al 1976 nel primo percorso. Con due vittorie, una molto differente dall’altra. Vince con il ben poco accreditato Baino, guardatevi il primo Casato per capire come si motiva un fantino, e la seconda con Aceto e Panezio, che può apparire come facile, scontata. Chi ricorda le cronache del tempo, e gli intrecci, sa benissimo che non è proprio così. Poi ritorna dal 1985 al 1990, con l’effetto sorpresa di Bonito, altro sconosciuto motivato, e la "infortunata" Vipera. Tutta Siena si prese quel "ditino nell’occhio".
Un raffinato modo per eludere gli avversari. Se poi ci aggiungiamo il 16 agosto 1990, possiamo metterci un’altra mezza vittoria, per un Palio già in tasca. E qui il motivare un fantino già conosciuto, Massimino, era stato un altro piccolo grande capolavoro. Fabio Rugani: indecifrabile, misterioso, capace di parlare per metafore e di non spiegare nulla. Se non a giochi fatti. Diceva Paolo Coelho che "la magia è un ponte che ci permette di passare dal mondo visibile a quello invisibile. E imparare le lezioni di entrambi i mondi". Questo si plasma a perfezione al suo essere uomo della terra e della piazza. Per una volta questi due universi coincidono.
A vederlo si comprendeva proprio questo, il suo senso di armonia perfetta con il gioco che aveva trovato e che faceva suo. Del resto l’audacia ha del genio, del potere, della magia. Il 4 aprile del 2012 è volato nelle sue stelle. Si dirà: addio ad un uomo straordinario che ha fatto il Palio di una volta. In realtà Rugani fu moderno, anticipatore e rivoluzionario. Ma sempre con la dolcezza e la pacatezza dei sicuri. Aveva esercitato l’unica magia possibile, quella della vita.
Massimo Biliorsi