di Pino Di Blasio
L’assemblea di Estra non si è ancora conclusa, ma tra i soci forti Prato, Arezzo e Siena, è stato trovato il compromesso per definire oggi la governance della holding ed evitare liti giudiziarie e ricorsi. Francesco Macrì, l’ex presidente sospeso per delibera dell’Anac e uscito indenne dai processi, torna sulla plancia di comando, ancora più forte dopo la nomina nel cda di Leonardo e le relazioni con diversi ministri del governo Meloni. Il nuovo amministratore delegato è Nicola Ciolini, già al vertice di Alia, manager che dovrà amalgamare Estra nell’embrione della multiutility, con la benedizione dei sindaci di Firenze, Prato, Empoli e perfino Pistoia.
Il socio pratese di Estra, grazie al 39%, ha scelto anche un secondo consigliere: Daria Orlandi, imprenditrice della Co.Edil. E indicherà, in sede di cda, anche il direttore generale: Alberto Irace, l’altro stratega, con Ciolini, dell’impalcatura finanziaria della multiutility. Paolo Abati, lascerà la poltrona da direttore generale, ma, si fa sapere da Estra, la sua professionalità sarà ancora tesoro per la società. Anche Ancona, con il 10%, ha scelto un consigliere donna, l’avvocato Maria Cristina Rossi. Cosa ha ottenuto Siena, con Intesa che ha il 25% di Estra, e che aveva l’amministratore delegato e il presidente? Un vicepresidente con deleghe da definire, il presidente del collegio sindacale, un condirettore generale che dovrebbe affiancare l’ad Ciolini per non escludere Siena dalla cabina operativa e il presidente di una partecipata. I nomi sono stati decisi ieri sera dai sindaci soci di Intesa, in maggioranza di centrosinistra, mentre Siena è guidata dalla giunta Fabio di centrodestra. Oggi saranno ufficializzati, per la vicepresidenza in pole Marco Turchi o in alternativa l’avvocato Lorenzo De Martino, la presidente del collegio sindacale dovrebbe essere Rita Pelagotti, condirettore sarà l’attuale vicedirettore Fabio Cannari. Il presidente della partecipata potrebbe essere un avvocato scelto dal centrodestra.
Chi ha vinto e chi ha perso la battaglia di Estra? Firenze e Prato possono intestarsi un passo avanti decisivo verso la nascita della multiutility a guida pubblica, che i sindaci Dario Nardella e Matteo Biffoni portano avanti da anni. E’ stato decisivo l’accordo con Arezzo e con il centrodestra del sindaco Ghinelli e di Macrì, nelle grazie del governo di Fratelli d’Italia. L’ingresso di Estra nella compagine societaria di Alia, embrione della holding dei servizi, garantirà quella massa critica di volume d’affari, patrimonio e clienti che potrebbe facilitare la quotazione in Borsa. Ma l’approdo a Piazza Affari resta complicato per una lunga serie di ragioni, dai limiti sulle quote imposte ai soci privati ai milioni (tanti) necessari per liquidare Acea dalla partecipazione di Publiacqua (entro il 2025).
Arezzo invita a tenere distinti i tavoli sul futuro di Estra come holding dell’energia e quello sulla muliutility toscana. Mischiandoli ora non si fanno né gli interessi di Estra né della nuova società. I sindaci Pd del Senese sono più freddi rispetto alla holding dei servizi. Non avrebbe effetti né sui rifiuti, né sui servizi idrici, visto che saranno gestiti da Sei Toscana, con Iren come socio, e da Adf, con Acea al 40 per cento, per tanti anni.