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Estorsione a imprenditore valdelsano. Chiesto l’arresto per la figlia di Riina

La Dda di Firenze ha ottenuto la misura cautelare per la donna e per il genero del defunto capo di Cosa Nostra

Un’immagine d’archivio di Totò Riina, il sanguinario boss di Cosa Nostra deceduto e padre di Maria Concetta, per cui è stato ora chiesto l’arresto

Un’immagine d’archivio di Totò Riina, il sanguinario boss di Cosa Nostra deceduto e padre di Maria Concetta, per cui è stato ora chiesto l’arresto

Per mesi avrebbero inviato minacce velate per estorcere denaro a due imprenditori in Toscana, uno della provincia di Pisa e un altro valdelsano che aveva poi denunciato l’accaduto all’Arma (vedi articolo nel Qn). Ora la Dda di Firenze ha ottenuto dal Riesame l’arresto per Maria Concetta Riina e Antonino Ciavarello: sono la figlia e il genero del defunto capo di Cosa Nostra, proprio Salvatore ‘Toto’ Riina. I due sono indagati per concorso in estorsione, anche tentata, aggravata dal metodo mafioso. La misura però non è ancora esecutiva: devono trascorrere i tempi di un eventuale ricorso in Cassazione e di un’eventuale, futura pronuncia della Suprema corte che la confermi. "Noi siamo sempre gli stessi di un tempo, le persone non cambiano", avrebbe detto con velata minaccia la figlia maggiore di Riina. All’industriale valdelsano sarebbero riusciti a portare via una cesta di generi alimentari di 45 chili del valore di 350 euro e 1.000 euro. Invece, non sarebbero andate a buon fine le richieste a un imprenditore del Pisano. La richiesta di arresto firmata dal pm Antonio Nastasi era stata rigettata dal gip che aveva ritenuto quelle minacce fumose e, dunque, solo una questua di Riina e Ciavarello per gestire una situazione economica difficile dopo la confisca dei beni stabilita dai giudici di Palermo con misura di prevenzione sul patrimonio di Totò Riina. La decisione del gip era stata impugnata dalla procura. Poi il riesame invece ha ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza e l’aggravante del metodo mafioso. Non solo: ha considerato fondati il pericolo di inquinamento probatorio e il rischio di reiterazione del reato, così ha disposto il carcere.

L’inchiesta ha coinvolto la più grande dei figli di Riina, Maria Concetta e suo marito. Quest’ultimo all’inizio degli anni 2000 era titolare di un negozio di abbigliamento e, secondo quanto ricostruito, avrebbe conosciuto i due imprenditori per motivi di lavoro. Nel febbraio 2024 fu arrestato a Malta in esecuzione di un mandato di cattura europeo emesso dal tribunale di Brindisi per due sentenze. Detenuto a Rieti, Ciavarello il marzo scorso ha intrapreso uno sciopero della fame a causa delle lunghe attese per il mancato rinnovo della carta di identità. Secondo le indagini del Ros, dal carcere avrebbe inviato all’imprenditore senese un messaggio dal cellulare. Poi la moglie avrebbe inviato pressanti e minacciose richieste di denaro che hanno sortito l’effetto voluto, costringendo uno dei due imprenditori a far recapitare all’indagata una cesta di alimentari del valore di 350 euro. Insoddisfatta di quel regalo, la donna avrebbe anche detto: "Capisco che anche tu hai i tuoi problemi … mi aspettavo qualcosa di piccolo per tamponare il momento senza lavoro, ma se non puoi .. spero che il buon Dio ci aiuti!". L’imprenditore sarebbe andato fino a Roma a consegnare 1.000 euro alla figlia di Riina. Anche l’imprenditore di Pisa sarebbe stato tartassato con velate minacce: prima avrebbe evitato di rispondere, poi avrebbe proposto di versare 200 euro, somma ritenuta insoddisfacente.