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Eroica Montalcino, sfida personale: "Si parte con le note di Celentano e si arriva stanchi ma tanto felici"

Mario Lombardi, collaboratore de La Nazione, racconta la sua partecipazione a questo evento "Il mio obiettivo è non scendere mai dalla bici sulla salita di Castiglion del Bosco e ce l’ho fatta".

Mario Lombardi, collaboratore de La Nazione, racconta la sua partecipazione a questo evento "Il mio obiettivo è non scendere mai dalla bici sulla salita di Castiglion del Bosco e ce l’ho fatta".

Mario Lombardi, collaboratore de La Nazione, racconta la sua partecipazione a questo evento "Il mio obiettivo è non scendere mai dalla bici sulla salita di Castiglion del Bosco e ce l’ho fatta".

Mario Lombardi, collaboratore de La Nazione, ha partecipato all’Eroica Montalcino e ci racconta cosa si prova a far parte di un evento che ha portato sulle strade bianche della Toscana 2.247 ciclisti provenienti da 36 Paesi. Eroica Montalcino è più di una manifestazione sportiva: è un viaggio straordinario in quella “bellezza della fatica e gusto dell’impresa” che, nel 1997, ispirarono la nascita de L’Eroica, in programma quest’anno a Gaiole in Chianti il 4 e 5 ottobre.

Alla partenza l’emozione è forte, l’aria è frizzante, il cielo azzurro intenso. Mi avvicino al centro storico di Montalcino dov’è allestita la partenza. E’ una sfida personale, una prova della propria forma fisica, non si vince niente, è una gara con se stessi, le emozioni che si susseguono già prima di partire, sono indescrivibili. Scambio qualche parola con una coppia di ragazzi di Roma, alla prima partecipazione, affrontano il giro di 40 chilometri, io invece mi misuro - per la seconda volta - con la mia squadra nei 70 chilometri che ha nel finale la dura salita di Castiglion del Bosco. Partiamo sulle note di ’Prisencolinensinaciusol’ di Celentano, del 1972. Lo spirito è quello giusto. E’ come se si entrasse in un mondo parallelo dove prevale la felicità di tutti come nota predominante. La sensazione unica è la voglia di svago, la fatica diventa parte del divertimento e ovunque ci sono sorrisi. Anche chi arriva dall’altra parte del mondo trasmette la stessa serenità. Le bici d’epoca che fino ad una ventina di anni fa venivano lasciate ad ospitare colonie di ragni nelle cantine, ora sono diventate oggetti ambiti: alcuni modelli diventano veri e propri simboli di riconoscimento del ciclista di un tempo. Indissolubilmente legato all’evento è il rapporto con il cibo. Un ritorno ai sapori del passato, profumi che mi evocano l’infanzia, quando sentivo forte l’odore della "pappa al pomodoro". Il primo ristoro che trovo è quello della colazione a Torrenieri, dopo aver pedalato tra le vigne del Brunello di Montalcino. La colazione nel centro del paese mi rigenera e mi prepara per la salita da affrontare fino alla splendida azienda di Cosona. Da qui il panorama è indescrivibile: a perdita d’occhio colline della Val d’Orcia, in lontananza il monte Amiata che domina tutto. Il verde dei prati e il sole, ora forte, illuminano i volti degli eroici ciclisti saliti fin quassù. Mentre pedalo mi travolge inebriante l’odore dei fiori delle ginestre appena fiorite. Un susseguirsi di odori e ricordi che mi avvolgono la mente, emozioni condivise con amici e sconosciuti, tutti pronti a regalarti una risata o una battuta per non farti sentire troppo la fatica delle curve in salita della strada bianca appena affrontata. Arrivo a Buonconvento. Nel centro storico ci accoglie una fila di stand allestiti per il ristoro del pranzo. Il suono festoso di una fisarmonica accresce la felicità che si respira nel borgo medievale. Pausa pranzo, durante la quale ritrovo un altro sapore della mia infanzia: il pane con vino e zucchero. Riparto predisponendo il corpo e la mente per la terribile salita di Castiglion del Bosco. Alla cantina di un noto resort è stato allestito un ristoro macedonia, molto apprezzato da tutti, già provati dalla prima parte della salita. Il mio obiettivo di quest’anno è non scendere mai dalla bici. E lo mantengo: arrivo stremato in cima alla salita, ma non ho mai messo piede in terra! Ricompattiamo il gruppetto e, all’incrocio con la statale, conosciamo dei ragazzi di Monaco di Baviera che ci offrono un bicchiere di vino rosso versato da una bordolese che avevano portato con loro appesa alla bici. Una sorpresa gradita che conferma ancora una volta lo spirito comunitario di questa manifestazione.

E dopo un caloroso scambio di complimenti, ci dirigiamo verso il "Passo del lume spento", direzione Montalcino. L’arrivo è liberatorio, il panorama mozzafiato, ma soprattutto la consapevolezza di aver vissuto un evento che rimarrà impresso per sempre in un angolo della memoria, quello riservato alle emozioni forti, forse è proprio questo che ogni anno invita a ripeterlo. Bellissimo.