
"Si pensava che la mossa fosse valida e invece s’è battuto nel canape". È questa la metafora con la quale anche il professor Duccio Balestracci si prepara ad archiviare il 2021. Una battuta che spiega tutto l’umore che gira in città. Nel senso che doveva essere l’anno della ripartenza, e invece anche stasera Piazza del Campo sarà senza musica. Una piazza alla quale manca il Palio da troppo tempo, abituata a scandire la vita di una città che, forse, non sarà più la stessa. Provare a sbirciare dietro l’angolo che è lì davanti è impossibile, e allora è proprio lo sguardo di uno storico a offrire qualche spunto su quello che ci aspetta. Ovvero, cambiamento prima di tutto.
"È stato un anno un po’ grigio – spiega Balestracci – nonostante da varie parti ci siano stati tentativi di rialzare la testa. A volte lodevoli, a volte un po’ scompigliati. Monteriggioni, per esempio, l’estate scorsa ha offerto un calendario culturale di altissimo livello. E quello che accade attorno a Siena riguarda anche la città. Altri tentativi sono stati un po’ sottotono, ma la voglia di rialzarsi c’era. È chiaro, però, che la ripartenza non ci riporterà dove eravamo".
Si ripartirà con un piede diverso, ma è difficile provare a delineare quale percorso si aprirà di fronte. Perché pesa l’incognita della pandemia, delle varianti e del modo in cui dovremo affrontarle, dei prossimi sviluppi. "Non abbiamo prospettive di quando si potrà avere una soluzione – afferma Balestracci – ma dubito che Siena e le nostre abitudini torneranno quelle che erano in passato. La stessa vita di contrada in questi anni è stata molto dimessa e sarà necessario reinventarla, quando si potrà ripartire".
"Non so se potremo rivedere il Palio come lo abbiamo conosciuto. La speranza è quella, ma chi fa lo storico sa che quando si esce da una catastrofe i modelli si adeguano ai cambiamenti". È avvenuto altre volte, in passato. Altri momenti che hanno segnato un prima e un dopo.
"Le grandi epidemie del Medioevo – prosegue il professore – così come la perdita dell’indipendenza politica, a metà Cinquecento. Ma anche tante altre occasioni, meno clamorose ma non meno importanti. Pensiamo a quella che è stata la ripartenza di Siena nel periodo post unitario, dopo la fine del Granducato di Toscana. Ogni catastrofe infatti – conclude Balestracci – porta con sé una ripartenza diversa, che attinge a quello che c’è stato prima ma, al tempo stesso, deve fare i conti con qualcosa di nuovo".
Riccardo Bruni