’Domma’, passato e futuro. Il ricordo di don Del Balio, l’inventore del Bravìo

Iniziativa partecipata a Montepulciano a cento anni dalla nascita del sacerdote che ha riscoperto la manifestazione e scritto il primo Bruscello.

’Domma’, passato e futuro. Il ricordo di don Del Balio, l’inventore del Bravìo

’Domma’, passato e futuro. Il ricordo di don Del Balio, l’inventore del Bravìo

Non c’è personaggio che abbia inciso sulla vita sociale di Montepulciano, in epoca contemporanea, più di don Marcello Del Balio. Il dato è emerso con evidenza dall’iniziativa ‘Un passato pieno di futuro’, promossa dalle parrocchie del capoluogo, nel convento di Sant’Agnese, per celebrare i cento anni dalla nascita del sacerdote. A decretare l’importanza del ruolo ricoperto da don Marcello sono state le testimonianze rese, di fronte a una platea molto affollata, anche da personaggi esterni (quando non addirittura estranei) al mondo ecclesiastico. Nato il 24 aprile 1924 a Gracciano e prematuramente scomparso il 9 marzo 1981, ad appena 57 anni, ’Domma’ (come era familiarmente chiamato) fu docente liceale, parroco di Santa Lucia, ebbe incarichi in seno alla curia vescovile e, al momento della morte, era anche direttore, da due anni, dell’Araldo Poliziano.

Ma Del Balio, al quale nel 2014 sono stati intitolati i giardini della Fortezza, è stato soprattutto l’inventore del Bravìo delle Botti ovvero della festa popolare che, riprendendo fedelmente la tradizione trecentesca, ha introdotto la geniale novità della corsa con le botti. A questa figura e ai 50 anni del Bravìo sarà dedicato il panno del prossimo agosto. Già nel 1947 scrisse il libretto del primo Bruscello e poi fu l’elemento propulsore dei grandi cambiamenti conosciuti dallo spettacolo; continuò a collaborare fino all’80, componendo perfino le musiche. Fu in primissima linea nel promuovere le donazioni di sangue, al punto di diventare presidente provinciale dell’Avis, e continuò a dar vita alla Compagnia del carnevale.

La sua fama e la sua produttività lo portarono a scrivere il primo spettacolo del Teatro povero di Monticchiello (1966) e due Bruscelli a Colle Val d’Elsa. Ma dai racconti, oltre ad aneddoti, alcuni veramente esilaranti, fedele specchio dei tempi in cui si verificavano quei fatti, è emerso anche il don Marcello di tutti giorni, quello che dava gratuitamente ripetizioni a torme di ragazzi, impartendo contemporaneamente lezioni di latino e di matematica, o che metteva a disposizione il suo garage per costruire il trenino che sfilava per Carnevale.

Il parroco don Domenico ha parlato di una figura ‘poliedrica’, come contrario di un’unità monolitica, di un uomo dal carattere forte ma, al contempo, disponibile e generoso. E come ha detto Irene Bettollini, neo-Reggitrice del Magistrato delle Contrade, facendo riferimento al Bravìo, "tutto quello di cui oggi godiamo, lo dobbiamo a lui, è un’eredità che abbiamo il dovere di tutelare".